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296 | sonetti |
CIII
AD UNA SPOSA
Gentil donzella, che a marito andate
con un bel viso e delle doti assai;
e, quel ch’è il meglio, ricca d’onestate,
mercatanzia rarissima oggi mai,
voi allo sposo un capitai portate
da rendervi a lui cara sempremai,
contro al costume de la nostra etate,
che i letti maritali empie di guai.
A lui dolci saran l’auree catene
onde lega Imeneo, Morte discioglie;
voi farete mentir quell’uom dabbene,
che due buon giorni diede a que’ c’han moglie
l’uno quando la sposa a casa viene,
l’altro quando il becchin poi se la toglie.
CIV
UNO SPOSO BEATO
Oh beato colui che può innocente
nel suo letto abbracciar la propria sposa,
ed amoroso insieme e continente
coglier con parca man la giovin rosa:
e veder poi da! suo desire ardente
sorger prole robusta e graziosa;
e coltivar la tenerella mente
al vero, al giusto, ad ogni onesta cosa:
indi vedersi ornar ambeduo i sessi
di senno, di valore e di virtuti,
utili a gli altri ed utili a sé stessi;
e udire alfin, ne gli anni suoi canuti,
benedir da la patria i casti amplessi
che si forti le dièr schermi ed aiuti.