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298 sonetti


CVII

2.

     O tardi alzata dal tuo novo letto,
lieta sposa, a lo speglio in van ritorni,
e di fiori e di gemme in vano adorni
e di candida polve il crin negletto.
    La diva che al tuo sposo accende in petto
fervide brame onde bear suoi giorni,
vuol che piú volte oggi lo speglio torni
a rinnovare il tuo cambiato aspetto.
     Ecco, a la bella madre Amore addita
l’ombra che ad or ad or sul crin ti viene
la dissipata polvere seguendo:
     e pur contando su le bianche dita
e fiso ne le tue luci serene,
guarda vezzosamente sorridendo.

CVIII

A VENERE PER LE NOZZE DI NICE

     O bella Venere, per cui s’accende
la vergin timida al primo invito
d’Amore, e il giovane caldo ed ardito
a la dolcissima palma contende;
    questa a te candida zona sospende
Nice, or che al talamo vien del marito,
male opponendosi: e sul fiorito
letto con trepido ginocchio ascende.
     Tu in cambio donale l’amabil cinto,
caro a’ bei giovani e a le donzelle,
onde il tuo morbido fianco è distinto.
     In esso e i fervidi baci, e le belle
carezze, e i teneri susurri, e il vinto
pudor di querule spose novelle.