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34 | opere drammatiche |
tosto men volo ad affrettarlo. Addio.
Dal tuo gentil sembiante
risplende un’alma grande:
e quel chiaror, che spande,
quasi adorar ti fa.
Se mai divieni amante,
felice la donzella,
che a fiamma cosí bella
allor s’accenderá, (parte)
SCENA IV
Silvia, Coro di Pastorelle, Ascanio.
Ahimè! Che veggio mai?
Silvia colá si giace
pallida, semiviva
a le sue ninfe in braccio. Intendo, oh dio!
Arde del volto mio: e non mi crede
il suo promesso Ascanio.
La virtude e l’amore
fanno atroce battaglia in quel bel core.
E dal penoso inganno
liberarla non posso... Agli occhi suoi
s’involi almen questo affannoso oggetto
fin che venga la dea. Colá mi celo:
e non lontan da lei
udrò le sue parole,
pascerò nel suo volto i guardi miei.
Al mio ben mi veggio avanti,
del suo cor sento la pena,
e la legge ancor mi frena.
Ah si rompa il crudo laccio,
abbastanza il cor soffri.