Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/42

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36 opere drammatiche


Deh quest’alma, eterni dèi,

mi rendete alfin qual’era.
Piú l’immagin lusinghiera
non mi torni ad agitar.
Ascanio. Anima grande, ah lascia,
lascia, oh dio! che al tuo piè... (accorrendo a Silvia)
Silvia. Vanne. A’ miei lumi
(partendo risoluta)
ti nascondi per sempre. Io son d’Ascanio. (parte)
Coro. Che strano evento
turba la vergine
in questo di!
No non lasciamola
dove si rapida
fugge cosí, (partono)

SCENA V

Ascanio.

Ahi, la crudel come scoccato dardo

s’involò dal mio sguardo! Incauto, ed io
quasi di fé mancai.
Chi a tante prove, o dea,
d’amore e di virtú regger potea?
Di si gran dono, o madre,
ricco mi fai, che piú non può mortale
desiar dagli dèi: e vuoi ch’io senta
tutto il valor del dono. Ah! si, mia Silvia,,
troppo, troppo maggiore
sei de la fama. Ora i tuoi pregi intendo:
or la ricchezza mia tutta comprendo
Torna, mio bene, ascolta:
il tuo fedel son io:
amami pur, ben mio;
no non t’inganna amor.