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ii - ascanio in alba 37


Quella che in seno accolta

serbi virtú si rara,
a gareggiar prepara
coll’innocente cor. (si ritira in disparte)

SCENA VI

Ascanio, Silvia, Aceste, Fauno, Coro di Pastori,
e di Pastorelle, poi Venere e Coro di Geni.

Coro. Venga de’ sommi eroi,

venga il crescente onor.
Piú non s’involi a noi:
qui lo incateni Amor.
Aceste. (a Silvia, che tiene graziosamente per la mano)
Che strana meraviglia
del tuo cor mi narrasti, amata figlia!
Ma pur non so temer. Serba i costumi
che serbasti finora. Il ciel di noi
spesso fa prova: e dai contrasti illustri
onde agitata sei,
quella virtú ne desta
che i mortali trasforma in semidei.
Sento che il cor mi dice
che paventar non dèi:
ma penetrar non lice
dentro all’ascoso vel.
Sai, che innocente sei,
sai, che dal ciel dipendi:
lieta la sorte attendi
che ti prescrive il ciel.
Silvia. Si, padre, alfin si taccia
ogn’altro affetto in seno.
Segua che vuol, purché il dover si faccia.
Aceste. (ai pastori, che raccolti intorno all’ara, v’ardono gl’incensi)
Su, felici pastori, ai riti vostri