Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/45

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ii - ascanio in alba 39


il favor della diva:

chiedi lo sposo tuo.
Silvia. Svélati, o dea,
scopri alla fin quell’adorato aspetto
al tuo popol diletto. Omai contento
rendi questo cor mio.
(Si squarciano le nuvole. Si vede Venere assisa sul suo carro.
Nello stesso tempo escono di dietro alle nuvole le Grazie e
i geni, che con vaga disposizione si spargono per la scena).
Ascanio. (Or felice son io. Questo è il momento.)
(si va avvicinando a Silvia)
Silvia. Oh diva!
Ascanio Oh sorte! (Si accosta di piú)
Aceste. Oh giorno!
Silvia. (ad Ascanio, che si accosta) Ah mi persegui,
imagine crudele, insino all’ara?
Dove è il mio sposo, o diva?
(risolutamente guardando Venere, e colla mano facendosi
velo agli occhi per non veder Ascanio)
Venere. (accennando, e pigliando per una mano Ascanio, il presenta
a Silvia) Eccolo, o cara,
Silvia. (volgendosi ad Ascanio)
Oh cielo! E perché mai
nasconderti cosí?
Ascanio. (a Silvia) Tutto saprai.
Silvia. (Accorrendo ad Ascanio)
Ali caro sposo, oh dio!
Ascanio. (accorrendo a Silvia)
Vieni al mio sen, ben mio.
Silvia. (Ad Aceste)
Ah ch’io lo credo a pena!
Forse m’inganno ancora?
Aceste. (a Silvia)
Frena il timor, deh! frena:
e la gran diva adora.
Ascanio. Che bel piacere io sento
in si beato di!