Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/60

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54 opere drammatiche


nel segreto recesso. Oh dio, mi balza

il cor nel petto. Un sacro orror m’investe,
mi ricerca le fibre.
Apollo. (Ab quei moti del cor, quel sacro orrore
che presagi son mai?)
Oro. (Ahimè, che fia?
Tutto mi fa temer.)
Iside. L’estrema gioia
ne sará la cagione. Oh quanto è dolce,
quanto è soave, o figlio,
dividere i pensieri
fra il popolo e gli dèi. Consiglio e forza
pria da questi implorar, perché felice
il popol sia; far che sia tale, e poi
renderne grazie a lor. Noi siam fra il cielo
mediatori e la terra. Al popol scende
per nostra man de’ numi
la pietá, la giustizia. Oh qual contento,
quante ferme speranze
oggi porto nel tempio, oggi che sei,
Osiride adorato, un degli dèi.
Se piansi del fato
la forza nemica,
che a me ti rapi;
o sposo adorato,
quest’alma lo dica
che tanto soffri.
Ma tutta quest’alma
si cangia d’aspetto.
Contento e diletto
diventan le pene,
vedendo il mio bene
felice cosí.