Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/183

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si creda di compensar con una mostruosa grandezza la maestá e la forza che piú non sanno dar gli scarpelli. Indarno, con lo scendere dell’imperio, vari uomini grandi, benemeriti della repubblica insieme e delle belle arti, i quali si erano, come a nuoto, salvati dal comune naufragio del bongusto, tentarono di farle rifiorire in Italia. Tutti gli sforzi di vari imperadori, e lo zelo e lo studio e le immense spese e i lunghi pellegrinaggi e i grandi edifici, d’Adriano massimamente, non valsero a nulla; imperocché, essendo generale la corruttela del bongusto nelle lettere e pressoché in tutti i precettori ricercata, oscura e piena di baie e di sofismi l’eloquenza, e negligentati i grandi scrittori de’ buoni tempi della Grecia e di Roma, mal poteva la gioventú nelle scuole de’ prezzolati maestri assuefare a’ buoni fonti quel gusto del vero e del grande, che doveva poi servirle di guida nell’esercizio di tutte le arti. Crolla e cade l’imperio d’Occidente, e sotto alle rovine di esso rimangon sepolte e le lettere e le arti. Chi sa quando il bel genio di queste potrá di nuovo risorgere! Allora il vedremo risorgere quando lo sguardo degl’ingegnosi italiani, rifuggendo dalle barbare moli de’ goti e de’ longobardi, andrá a cercar l’imitazione della bella natura nelle grandi opere dell’antichitá. Ma quando fia che a ciò pensino gl’italiani? Allora ci penseranno, che poeti e prosatori insigni saranno sorti anche fra noi ; che lo studio delle belle lettere sará divenuto comune in Italia; che nelle corti pacifiche e delicate de’ principi italiani si gusteranno gli eccellenti esemplari dell’eloquenza e della poesia greca e latina; che finalmente, per mezzo de’ grandi modelli, sará conosciuta la bella imitazione della natura. Cosí avvenne di fatti. Dante, Petrarca, Boccaccio, i greci umanisti, rifugiatisi da Costantinopoli in Italia, svegliarono lo studio dell’una e dell’altra lingua e fecero conoscere i grandi scrittori dell’antichitá. L’Italia si scosse; nauseò le disputazioni delle scuole e la plebea narrazione delle cronache; s’innamorò de’grandi poeti, de’ grandi oratori, de’ grandi storici greci e romani. Fu riconosciuto il bello. Rinacque il bongusto, si diffuse per le corti, fu introdotto dalla protezione de’ grandi nelle officine