Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/205

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raccolsero e disposero a loro uso, come si è superiormente accennato, i piacevoli oggetti che la natura presentava a’ loro sensi, e gli stessi non piacevoli ordinarono in modo in compagnia degli altri, che non meno degli altri servissero ad eccitare in essi delle grate sensazioni ; ma fecero un nuovo sforzo, e fecero un altro maraviglioso trovato, il quale fu di obbligare gli stessi mali fisici e morali a servire alla intenzione delle belle arti, e ad accrescere le nostre sensazioni piacevoli, e ad occupare e rinforzare con nuovi oggetti il sentimento del bello. Osservarono gli uomini che, qualora si presentava loro innanzi il male fisico o il male morale in un oggetto vivente, venivano ad eccitarsi in essi diverse sensazioni relative o alla natura del male, o a quella dell’oggetto, o alla propria. A queste sensazioni furono nelle varie lingue dati vari nomi; e noi, comprendendo le altre in tre piú generali, queste co’ vocaboli della nostra lingua chiamiamo «compassione», «terrore» ed «orrore». Non accade che noi ragioniamo ora particolarmente di questi affetti, poiché ci è un luogo piú opportuno nelle nostre lezioni, dove se ne parlerá a lungo. Ci basti per ora di riflettere quale sia la natura del cuore umano relativamente allo spettacolo degli altrui mali. Abbiamo in altro luogo accennato che la natura presenta all’uomo degli oggetti, i quali, indipendentemente dall’esser necessari per la conservazione di lui, sono atti ad eccitare in esso delle piacevoli sensazioni. Ora è da avvertire che i nostri bisogni medesimi sono per noi una sorgente di piaceri, i quali piaceri viene l’anima nostra a provare nel momento medesimo che ai detti bisogni si soddisfa. D’un’altra veritá conviene che ci risovvenghiamo, cioè che, quanto maggiore era dianzi l’incomodo sentimento del bisogno, sia per la durata, sia per la intensione di esso, tanto piú grande suol essere il godimento dell’anima nostra nel momento che soddisfacciamo ad esso bisogno. Il riposo è piú grato quanto fu maggiore la fatica, il mangiare e il bere piú dolce quanto piú grande fu la fame o la sete, e simili. Ora l’anima nostra ha non manco bisogni di quel che si abbia il nostro corpo: e il maggior bisogno di questa è quello di dover esser sempre occupata, e di variar