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Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/226

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e poscia d’introdurvi, colla convenevole scelta e disposizione degli oggetti, tutto ciò che giovar potesse al buono effetto, sia generale, sia particolare, inteso dall’arte. Per amendue questi fini fu riconosciuta utilissima la proporzionata divisione delle composizioni dell’arte stessa in parti di quantitá. Con un tal mezzo si toglieva la confusione, la quale o impedisce o ritarda l’effetto desiderato, e cagiona un ingrato sentimento. Nello stesso tempo si davano all’anima de’ momenti di pausa, onde non potesse agevolmente cadere nella stanchezza e nella noia. Per questo mezzo ancora si otteneva che l’anima stessa, dopo qualche riposo, tornasse con maggiore alacritá alla contemplazione dell’oggetto, e rinnovasse in certo modo anche il piacere della novitá, e fosse ognora ben preparata a ricevere le impressioni della composizione totale dell’arte. Queste sono le ragioni per cui le belle arti, non meno che per altre tutte proprie di ciascheduna di loro, divisero in parti di quantitá le loro opere, secondo che l’ampiezza o la lunghezza di queste richiedeva. Perciò l’architetto divise in membri il corpo delle forme componenti il suo edifizio, il dipintore divise in campi, in gruppi ed in masse le figure e gli altri oggetti della sua tavola; il musico in parti le serie de’ suoi suoni ; il versificatore in istrofe, in istanze e simili i suoi metri; il poeta in libri, in canti, in atti i suoi poemi; l’oratore il suo discorso in parti; e lo scrittore finalmente d’ogni genere divise le sue opere in libri, in capi, in articoli, e simili altre parti diversamente denominate. Ma queste parti di quantitá, nelle quali è distinguibile al senso ed alla mente il tutto che vien prodotto dall’arte, siccome servono a preparare all’anima qualche momento di riposo, ed anche ad introdurre nella composizione maggiore varietá, cosi pure concorrono a formare la buona armonia del tutto. Quindi è che le dette parti debbono, egualmente che quelle di qualitá, esser proporzionate nella rispettiva loro grandezza alla grandezza del tutto che deve risultare da esse, e perciò debbon anche avere una convenevole proporzione fra sé. Acciocché l’anima nostra, scorrendo per le parti, possa comprendere la bellezza d’un tutto, e sentirne la gradevole