Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/232

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cinque ordini famosi dell’architettura stessa. All’opposito «ordine» e «ordinanza», cosí nell’architettura come nella pittura, significa disposizione e collocamento di parti affine di produrre un bello e di ottenere un dato fine. Noi pertanto, ad oggetto di differenziar chiaramente l’ordine dalla proporzione, definiremo l’ordine chiamandolo il collocamento degli oggetti e delle parti componenti un tutto dell’arte, in modo che producano il miglior effetto possibile, cosí riguardo alla bellezza del tutto, come riguardo alla loro bellezza particolare. In tal modo la nostra definizione sará adattabile a ciascuna delle belle arti, comprendendo in essa quello che chiamasi indistintamente nella poetica ora «ordine», ora «distribuzione», e che nell’arte oratoria si chiama piú comunemente «disposizione»; il quale ordine viene da Orazio con molta ragione poeticamente detto «lucidus orcio», e la quale disposizione è definita da Quintiliano «utilis rerum ac partium in locos distribuito». Poiché l’artista ha raccolta una quantitá d’oggetti, affine di presentarli simultaneamente, e con ciò eccitare un piú forte sentimento di piacere nell’animo nostro; poiché ha raccolto di quel genere d’oggetti che hanno o possono avere nell’opera dell’arte piú proporzione fra sé, affine di combinarli agevolmente nell’unitá; poiché ha diviso in parti proporzionate il tutto che egli si è proposto, dee serbar l’ordine che dalla rispettiva natura dell’arte, ch’ei tratta, gli è permesso di serbare; dee cioè talmente distribuire e collocare ne’ luoghi piú convenevoli gli oggetti e le parti dell’opera, che poi vengano a produrre il miglior effetto possibile. Due cose dee far l’ordine nell’opera dell’arte: la prima si è di render sensibili e chiare al nostro spirito le proporzioni che passano fra gli oggetti parziali, le parti ed il tutto dell’opera; l’altra cosa si è di mettere nel lume e nell’aspetto piú congruo al tutto e piú favorevole alle parti ciascuno degli oggetti e ciascuna delle parti medesime. Cosí l’architetto, per operar congruamente alla natura dell’arte e del tutto che egli eseguisce, colloca gli ornati nelle parti piú elevate dell’ordine suo e dell’edificio. Imperciocché, dovendo