Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/237

Da Wikisource.

un’altra cosa è non meno necessaria dell’altre nell’uso dell’arte, acciocché possano comprendersi e sentirsi la varietá, l’unitá, la proporzione e l’ordine medesimo. Questa è la chiarezza, della quale ora siamo per parlare. La chiarezza resulta in parte dall’ordine, di cui si è ragionato finora, e in parte da altro. Per ciò che resulta dall’ordine, non accade di piú favellarne. Passiamo adunque all’altre cose, dalle quali resulta la chiarezza, e definiamo che cosa si debba intender per essa. La chiarezza, che da’ latini maestri, applicandola massimamente all’orazione, veniva chiamata «perspicuitás», non è altro che la distinzione degli oggetti presentatici dall’arte, fatta per la proprietá di ciascuno e per i termini convenevoli, in modo che gli stessi oggetti vengano compresi e sentiti al primo presentarsi che fanno. Questa virtú della chiarezza o si considera per rispetto alla composizione del tutto, e proviene spezialmente, come dicemmo, dalla disposizione degli oggetti e dall’ordine; o si considera per rispetto alla natura ed alla presentazione di ciascuno degli oggetti stessi, e proviene spezialmente dall’uso e dall’applicazione de’ mezzi co’ quali ciascuna delle belle arti costituisce o presenta i rispettivi oggetti. Tutte le belle arti hanno de’ mezzi, propri di ciascuna, onde rappresentare al di fuori gli oggetti che la mente dell’artista ha concepiti. La musica ha gli organi naturali o artefatti della voce e del suono; l’architettura ha i corpi e le linee; la pittura ha le linee e le superficie colorate; l’eloquenza e la poesia hanno le parole, l’elocuzione e lo stile. Ora dipende dall’uso de’ sopraccennati mezzi il far si che ciascuno degli oggetti, i quali formano il tutto dell’arte, si presenti immediatamente all’anima con quel carattere che ha o che gli conviene, e che perciò lo contraddistingue da ogni altro. Quindi la grandezza delle misure e delle forme particolari proporzionate alla natura ed alla distanza del nostro occhio nell’architettura; quindi l’esattezza de’ contorni e la convenevolezza de’ colori e simili nella pittura; quindi la proprietá de’ termini e dello stile nell’eloquenza.