Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/244

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fa, come dice Orazio, «ut sibi quivis speret idem, sudet multum, frustraque laboret ausus idem». Questa facilitá, che noi stabiliamo per uno de’ principi generali delle belle arti, si può cosí definire: la prontezza dell’artista nel concepire l’idea, nel porre i mezzi e nel superare gli ostacoli, tendendo al suo fine, riconosciuta nell’opera dell’arte da chi contempla l’opera stessa. La facilitá non è tanto da considerarsi come un principio sopra il quale si fonda in gran parte il bello che resulta dalle belle arti, ma ancora come una dote dello stesso artista, la quale in esso proviene parte dalla natura, parte dall’osservazione e dalla riflessione e parte dalla pratica. Una tale dote è quella che riduce al termine estremo della perfezione qualsivoglia opera dell’arte; imperocché con essa ci si presenta, per cosí dire, l’opera stessa bellissima, e però difficilissima, come se fosse facilissimamente eseguita: il quale oggetto riesce con ciò il piú singolarmente gradevole che mai si possa produrre per arte umana. Questa facilitá, considerata sotto diversi aspetti, ha anche diversi altri nomi nelle belle arti: nella pittura, nella scultura, nell’architettura, nella musica chiamasi ora «libertá», ora «leggerezza», ora «risolutezza», ora «franchezza»; ai quali termini ed alle quali idee corrisponde pienamente quel «firma facilitas», detto da Quintiliano rispettivamente all’arte del dire. La facilitá che proviene spontaneamente dalla natura nello artista, sebbene sia un preparamento necessario per bene o meglio operare nelle arti, non è però la piú sicura per ben condurci nelle arti stesse; e chi dietro a questa soltanto si lasciasse andare, potrebbe bensí per avventura produrre delle parti eccellenti. ma non mai un bel tutto, col quale solo si ottiene la perfezione nelle belle arti. Questa facilitá, che volgarmente «naturale» appelliamo, lasciata in balia di se medesima, è cieca, e non sa quivi contenersi dove è bisogno di freno, e quivi precipita dove si dovrebbe camminare soltanto: imperciocché la nostra fantasia, dalla quale questo genere di facilitá in gran parte dipende, quanto è piú capace di forti e vivaci commozioni, tanto è piú soggetta a cadere nella irregolaritá, nella bizzarria e nella