Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/253

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italiana. Siccome poi è necessario di ben sapere e di ben applicare questa lingua per produrre nelle belle lettere opere che degne sieno della comune e costante approvazione; e siccome, per ben apprendere questa lingua e l’uso di essa, convien leggere abitualmente gli eccellenti scrittori, che l’hanno adoperata e perfezionata e nobilitata: cosí di questi verremo poscia parlando, dandone quel giudizio che la buona critica suggerisce, massimamente per risguardo al buon uso della medesima lingua italiana.

Capo II

Della parola e delle lingue in genere. La parola, come ognuno sa, considerata fisicamente non è altro che il suono della umana voce in tale e in tale altra guisa modificato, nel quale il filosofo piú cose osserva, che risguardano la meccanica degli organi del corpo umano, destinato a formarlo ed a variarlo cosí maravigliosamente, e piú altre che risguardano la natura del suono medesimo, e che spezialmente all’arte della musica si riferiscono. Ma la parola, metafisicamente e moralmente considerata, è il segno che gli uomini hanno destinato, di comune loro placito, a rappresentarsi reciprocamente allo spirito i concetti dell’animo di ciascuno. Può adunque la parola considerarsi nello studio delle belle lettere e come suono e come segno. Di fatti l’arte del dire la considera cosí sotto all’uno come sotto all’altro aspetto. Nondimeno è assai piú importante per gli uomini, e conseguentemente per l’arte del dire, di aver riguardo alla parola ricevuta come segno, di quello che sia osservata come suono. Imperciocché è infinitamente piú utile per la societá umana conoscere il valore de’ segni che sono necessari per comunicare agli altri i nostri pensieri ed i nostri sentimenti, di quel che non è il conoscere la formazione e la natura de’ semplici suoni. Per altro l’arte del dire considera anche i semplici suoni, non giá per quel che essi vagliono assolutamente, ma per lo profitto che