Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/259

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stile; ecco, finalmente, tra i romani, che dianzi avevano ne’ pubblici aringhi il modello e la norma del bel parlare, nascer l’indifferenza per lo studio e per la gloria del nativo idioma. Restavano i poeti eccellenti, unica tavola a cui potesse attenersi la naufragante latina eloquenza; ma questi pure, mancate quelle anime ambiziose, ma grandi, di Cesare, di Augusto, di Mecenate e di altri simili a loro, questi pure si perdettero insieme ai lor protettori. Seguirono ad Augusto i primi imperadori, parte de’ quali pieni di politica cupa, timida e sospettosa, parte barbari e brutali, o non si curarono di chiamar le lettere intorno al trono, o le fecer fuggire, pretendendo d’esser tiranni anche di queste, le quali non conoscono altro giogo, fuorché quello soavissimo della ragione e del buongusto. Intanto le armate romane, uscendo fuori e ritornando, seco conducevano schiaviforestieri, e stranieri costumi e favelle. Degli scrittori, che di que’ tempi vivevano in Roma, molti eran forestieri ; e i latini nativi, per la maggior parte, o erano di giá contaminati nello stile e nella lingua, o affettavano una maniera di scrivere stranamente bizzarra, arguta ed ampollosa,, per invitare in questo modo l’altrui attenzione, poiché far noi sapevano colle naturali e vere bellezze. Né alcuni pochi, che pur tentavano di serbarsi illesi dalla corruttela comune, potevan far argine al torrente degli altri. Sembra, è vero, che qualche volta, massimamente sotto a’ buoni principi amanti delle lettere, come Traiano ed altri, tentasse di risorger la romana eloquenza e la puritá dell’antica lingua; ma tutto invano. Cosí andò peggiorando coll’imperio l’una e l’altra, fino alla loro totale caduta. Imperocché, diviso l’imperio ed occupata una parte dell’Italia da tante nazioni barbare, che di mano in mano la invasero, si mutarono i governi, le opinioni, i costumi, e si confusero talmente le lingue, che della corruzione di tutte ne resultò finalmente una, che fu, come dire, il primo fondo di quella che ora chiamasi «italiana». Questa s’accrebbe insignemente di poi per le nuove genti che entrarono in Italia, in occasione delle guerre, de’ concili e simili, e per gli stessi italiani che frequenti volte ne uscirono e ci tornarono, spezialmente al tempo delle crociate.