Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/261

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davano adito di legarla morbidamente coll’altre, si che la tela della composizione ne venisse pieghevole, versatile e capace di variabile armonia. Inoltre la lingua de’ toscani era in gran parte simile alla latina, si per la grande quantitá de’ vocaboli, che vi si erano con piccola mutazione conservati, si per la struttura degli altri vocaboli ond’essa è formata, a’ quali par che altro non manchi sovente, fuorché una consonante nel fine, per divenir affatto somiglievoli di suono a quel delle latine parole. Perciò è che i toscani dovettero trovare assai piú facile di ridurre al numero oratorio e di legar nel verso questa lor lingua, che tanta somiglianza di temperamento aveva colla latina, nella quale avevano cosí illustri esempi degli antichi, e nella quale, benché corrotta, usavasi tuttavia di scrivere e di parlare. La lingua toscana ebbe quest’altro vantaggio ancora, clie, per la stessa somiglianza che corre fra essa e la latina, doveva a coloro che la parlavano riuscire anche piú facile a scrivere, come a quelli ch’erano avvezzi di scrivere accoppiamenti di lettere e di sillabe pochissimo differenti nel latino. Queste cose, che della toscana lingua dette si sono, e piú altre, che per brevitá si tralasciano, non potevansi verificar negli altri dialetti dell’Italia; i quali, sebbene, ciascuno di per sé, abbiano per avventura diversi pregi, che in qualitá di lingue li rendon raccomandabili, con tutto ciò, posti al confronto di quella, non potrebbono in verun modo andarle del pari.

Capo IV

De’ progressi della lingua italiana e degli eccellenti scrittori di quella nel secolo decimoquarto. Nel tempo che parlavansi comunemente in Italia le nuove lingue o i nuovi dialetti, de’ quali si è ragionato finora, sebbene la latina lingua non fosse piú volgarmente per le bocche del popolo, era essa nondimeno la lingua nobile, della quale servivansi le persone letterate, e quella che nelle pubbliche concioni,