Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/265

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entusiasmo ad esprimere in qualunque modo le alte fantasie della sua mente, aveva con troppa libertá, a dir vero, usurpato e dall’ebraico e dal greco e dal francese e dal lombardo parole e modi del dire, che per la loro natura mal convenivano e difficilmente potevano far lega co’ vocaboli e colle forme del suo volgare, questi al contrario, piú modesto e piú castigato, serbando sempre le regole dell’analogia, arricchí’ notabilmente la nostra lingua di parole e maniere leggiadre, che, quasi ben proporzionate membra, si aggiunsero e si conformarono al corpo di essa. Quindi è poi che molte delle forme usate da Dante furono, e dal Petrarca medesimo e da’ buoni scrittori, che venner di poi, o neglette o dismesse; laddove quelle che il Petrarca usò, tranne pochissime, passarono e durano tuttavia nelle scritture piú nobili e piú eleganti dell’italiana favella. 1 versi volgari adunque di questo eccellente scrittore, siccome a preferenza delle sue opere latine diedero tanta celebritá al nome di lui, cosí, non meno che quei di Dante, giovarono a propagare in Italia il gusto e l’uso della toscana lingua. Il soggetto di questi versi, atto fors’anche troppo di sua natura ad invitar l’altrui attenzione; la dottrina platonica, che da per tutto vi risplende, la quale era in gran credito ne’ tempi dell’autore e piú ancora qualche tempo dipoi : le insigni bellezze poetiche, di cui sono adorni ; la fama dell’autore medesimo, i frequenti viaggi e soggiorni di lui in varie parti dell’ Italia, le cagioni furono per cui ne divenne celebre il Canzoniere , col mezzo del quale si promulgò maggiormente quel nobile volgare, che dipoi si venne comunemente parlando e scrivendo. Mancava alla toscana lingua, poiché dai due mentovati scrittori massimamente erale stato dato tutto ciò che servir poteva alla forza ed alla eleganza dell’espressione nella poesia, chi scrivesse una ingegnosa e nobile prosa; onde si vedesse quanto la lingua medesima fosse atta, non meno che qualsivoglia altra piú colta, d’essere impiegata lodevolmente in ogni genere del dire. Ma questa mancanza non durò giá a lungo, perché, nell’etá stessa del Petrarca, sorse Giovanni Boccaccio, il quale, scrivendo in prosa, diede nella sua piú celebre opera illustri