Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/267

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eccellenti esempi de’ greci e de’ latini, cosí abbondano esse, per riguardo alla lingua, di vocaboli troppo latini e di forme troppo latinamente costruite, assai lontane dalla maniera comune del parlare e dello scrivere de’ suoi tempi. Quanto allo stile, sono esse piene di traslati, d’allegorie e di una certa gonfiezza d’espressione affatto aliena dalla natura e dalla buona ragione dello scrivere; finalmente assai infelici sono quanto all’invenzione ed alla disposizione delle parti e del tutto. Il solo Decamerone adunque fu quello che diede tanta celebritá all’autore, come opera nella quale, se si tolgono pochi difetti ed alcune poche cose che non egualmente s’accomodano a tutte le etá, per le variazioni che vanno continovamente facendo, e nelle voci e nelle scritture, le lingue viventi, tutte quelle doti risplendono, che si convengono ad esimio scrittore. Ma, conciossiaché il nostro proposito si è per ora di ragionar de’ progressi della nostra lingua, cosí rimetteremo a piú opportuno luogo di parlar generalmente de’ pregi di quest’opera, contentandoci d’avvertir soltanto che la lingua usata dal Boccaccio è la piú pura, la piú gentile che usar si possa scrivendo; quando si lascino da parte alcune poche voci o maniere del dire che ora sono antiquate; quando l’autore venga imitato colá dove la costruzione de’ suoi periodi è piú naturale e piú semplice, e manco inversa ed intralciata alla foggia della lingua latina, la quale, per propria costituzione, ammetteva, non solo senza pregiudizio, ma anche con vantaggio, una somiglievole composizione; quando finalmente si avvertisca di adattare a proposito le diverse maniere dello stile, delle quali ha egli dato in un’opera sola tanti bellissimi esempi. E, come l’espressione, nella quale singolarmente consiste il merito dello scrivere, resulta dall’uso che della stessa lingua si fa, cosí egli è pure da notarsi che niuno scrittore italiano è arrivato giammai ad esprimere ordinariamente i propri pensieri in prosa con maggior proprietá, con piú venustá e con piú forza, di quel che abbia fatto il Boccaccio; né alcuno, scrivendo, ha dipinto meglio di lui, co’ precisi e veri colori dello stile, i caratteri diversi delle cose, delle persone, degli affetti e simili.