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Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/268

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Da quanto si è detto per noi finora intorno a’ mentovati tre illustri scrittori, ricavasi che l’Italia dee principalmente riconoscer da essi lo stabilimento e la perfezione della toscana lingua, e dalle loro opere la promulgazione di essa, talmente che poi è divenuta comune a tutti gli italiani, e da ciò ha il nome piú generale acquistato di «italiana». Ma la nostra riconoscenza esige ancora che a questo opportuno luogo si faccia precisamente avvertire, ciò che piú sopra si è appena accennato, che un’altra obbligazione assai piú importante verso gli scrittori medesimi ha l’Italia, e con essa tutte ie altre nazioni colte europee. Questa si è dello aver essi, in mezzo a’ loro tempi barbari e pieni d’ogni sorta di deplorabili calamitá, fatto rinascere nell’Europa con i loro studi e le loro fatiche il genio delle buone lettere, della storia e della erudizione, dietro alia luce del quale risorsero noi di mano in mano tutte le belle arti e per ultimo la filosofia. Giova inoltre di commendare la giustizia e la generositá delle stesse forestiere nazioni, le quali, in una con l’Italia, ingenuamente chiamansi debitrici a questo celebre triumvirato di fiorentini del felice risuscitamento della critica e del buongusto, che prima nascosi giacevano fra le rovine della Grecia e di Roma. Finalmente conviene a questo proposito avvertire doverci noi italiani guardare che, mentre ci stiamo da noi medesimi adulando davanti allo specchio delle nostre antiche glorie, noi non venghiamo a fare come que’ nobili, che neghittosamente dormono sopra gli allori guadagnati da’ loro avi, e tanto piú degni sembrano di biasimo e di vituperio, quanto né meno i domestici esempli vagliono ad eccitare scintille di valore nelle loro anime stupide e intormentite; oppure che, mentre noi ci vantiamo d’aver i primi, col risorgimento delle lettere, delle arti e delle scienze, illuminate le altre nazioni, noi non venghiamo a fare come que’ mercatanti, che, dopo aver dato a negoziar de’ propri fondi a molte famiglie, sono poi per loro malgoverno falliti e ridotti a mendicar presso que’ medesimi, che, avendo saputo regger meglio i traffichi loro, hanno di gran lunga i fondi loro prestati accresciuto.