Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/279

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chiarezza, della brevitá e della forza. Tanto piú dovette egli ciò fare, quanto che trattava egli le sue materie istruttivamente; la qual cosa richiede stile ancora piú semplice e naturale, come vedremo e confermeremo colle ragioni e con gli esempi a luogo piú accomodato. Da quanto abbiam detto non si dee però conchiudere che sia da approvarsi interamente lo stile della Storia fiorentina , de’ Discorsi sopra Tito Livio , dell’Arte della guerra , o simili altre opere del segretario; come neppure è da interamente approvarsi quello del Boccaccio. Il difetto particolare del Macchiavelli si è d’esser frequentemente caduto nelle forme basse e triviali del popolo, per troppa voglia d’esser semplice e naturale nel suo scrivere; come è difetto particolare del Boccaccio il cader piú volte in espressioni poetiche, per troppa voglia d’essere splendido ed ornato. Apprendasi adunque che le opere di amendue questi scrittori eccellenti posson esser egualmente profittevoli alla lingua ed alla eloquenza italiana, quando i loro stili giudiziosamente si applichino alle materie che li comportano e quando si sfuggano i difetti che di loro accennati si sono. Soltanto si avvertisca che il segretario scrisse con assai diversa cura d’elocuzione e di stile le sue opere; anzi talora in un’opera medesima alle volte fu egli piú corretto e pulito, alle volte meno, come alcuni osservano, massimamente nelle sue Storie fiorentine. A detta degl’intendenti, i discorsi di lui sopra Tito Livio, siccome sono il capo d’opera di lui, cosi sono anche meglio scritti. Vogliono ancora che le sue commedie, quanto allo stile che ad esse conviene, sieno eccellentemente dettate; cosí pure la novella di Belfegorre\ e, se il piccolo dialogo sopra Dante, che fu la prima volta stampato in Firenze l’anno 1730 dietro 2N Ercolano del Varchi e che viene attribuito al Macchiavelli, è veramente opera di lui, esso può passare per uno de’ piú eccellenti modelli del dialogo famigliare, che abbia la nostra lingua. Ecco che appresso al Macchiavelli, secondo l’ordine de’ tempi, ci si presenta Pietro Bembo. Questo illustre autore fu il primo fra i non toscani, colla puritá ed eleganza del suo scrivere in lingua volgare, a dimostrare evidentemente che, senza esser