Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/299

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begli ingegni delle altre italiane province, produssero in séguito opere non meno grandi e singolari. Ma, siccome, per quello che si può giudicare dalla continua successione degli umani accidenti, cosí l’ingegno dell’uomo come la natura tutta sono dentro a certo limite ristretti fino all’estremitá a cui perfezionando si sale, e da cui poscia conviene scendere peggiorando, però anche la nostra lingua, nell’uso generale degli scrittori, decadde di molto verso la fine del Cinquecento. Cagione di questo fu la perversa maniera del pensare, del ragionare e dell’immaginare, che per eccessivo amore di novitá s’introdusse ne’ libri da alcuni autori, i quali, sorprendendo ed abbagliando gli altri con una ingegnosa apparenza di veritá tutta nuova e singolare, di mano in mano contaminarono tutta l’Italia, e fecer nascere quel pessimo gusto, per cui è presso di noi ridicolosamente famosa l’eloquenza del passato secolo. Dietro alla falsitá de’ pensieri, alla sproporzione de’ traslati, alla sconvenevolezza delle immagini andar dovettero tutti gli altri vizi dello stile, e per conseguenza lo sfrenato arbitrio del fraseggiare non naturale alla lingua, la improprietá de’ termini, la novitá de’ vocaboli, i sollecismi, i barbarismi e mille altri simili difetti del favellare. I soli toscani serbarono tuttavia accese le faville del buongusto in mezzo alla comune depravazione di quel secolo; il che non tanto si deve attribuire alla sagacitá de’ loro scrittori, quanto alla tenace venerazione che per amor proprio e delle cose loro portarono agli antichi esemplari dell’italiana eloquenza. Grande obbligazione si ha inoltre all’accademia della Crusca, la quale, essendo per suo instituto destinata a mantenere ed a promovere la puritá della toscana lingua, alimentò sempre col latte de’ buoni modelli qualche scrittori atti a risuscitar, quando che fosse, il sano gusto, quasi che spento nel resto dell’Italia. Di fatti il costoro esempio, congiunto colla buona filosofia, che per opera del gran Galileo massimamente era rinata a gloria dell’ Italia c ad istruzione degli altri popoli dell’ Europa, fecero si che, sullo scadere dello scorso secolo, ritornarono nel loro seggio la veritá, la natura e il buongusto, stati giá per un secolo sbanditi. Alla quale riforma giovarono eziandio notabilmente