Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/94

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Dopo il titolo di questa lettera del padre Branda, sopra il quale io mi sou forse troppo lungamente trattenuto per gastigarvi dello avermi fatto tanta pressa, perché io vi scrivessi di queste cose, voi credereste di trovare una convenevole ed adequata risposta alle obbiezioni fattegli nella mia operetta, e di vedere in un punto dileguate e distrutte tutte le apparenze di colpa, che, com’egli ha confessato scrivendo il secondo dialogo, venivangli apposte da vari. Ma, amico mio carissimo, altra cosa è il lampo, altra il tuono. Fate pur conto che questa scrittura, della quale parliamo, sia stata il lampo; ma l’orribile schianto del tuono, cioè l’adequata e convenevole risposta alle ragioni, non s’è finora sentito. Questa scrittura, a me indirizzata, dice il padre Branda non essere altro che la risposta al proemio della mia operetta; cioè il proemio o preambolo della sua generale risposta, la quale, com’egli accenna, avrá forse per titolo I*a sfucinata. Voi mi domanderete perché egli abbia voluto stampare il preambolo prima di avere scritta la risposta. Che volete ch’io vi dica? Chi vuol metter legge a’ capricci degli scrittori? Sembra, egli è vero, cosa naturale, ch’ei dovesse attendere a pubblicare il proemio ad un tempo colla risposta; ma, per rispondere adequatamente e difendersi da tutto ciò che gli viene apposto, ci vuole assai tempo e lunga applicazione. Aveva egli adunque a starsene cheto per tanto tempo, a risico di comparire un poltrone presso a’ suoi scolari, la cui stima e venerazione, oltre ad ogni altra cosa, gli preme di mantenersi costante ed illibata? Ma venghiamo oramai a parlare del contenuto di questo proemio, frattanto che il padre Branda, siccome ha piú volte promesso in istampa, attende a trattare ex professo e con tutta la civiltá, quiete e ragionevolezza possibile, il punto della quistione. Nella prima pagina di questa sua lettera suppone il padre Branda ch’io siemi dichiarato suo scolare per quest’unico motivo, cioè «per far quindi piu risplendere il mio valore contra di lui»; ma questo suo supposto è appoggiato sopra un manifesto equivoco ch’egli ha preso, e conseguentemente può esser falso. Egli dice che «di fatti, sul bel principio della mia