Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/160

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11 prezzo che io ne pretendo, senza speranza di dibatterne uno zero, è di centocinquanta zecchini, da pagarsi un terzo alla conchiusione del contratto, e il restante al consegnarsi del manoscritto. Se Ella non è di ciò contenta, non s’incomodi a scrivermi piú oltre. Io mi sono indotto a risponderle in grazia della pulitezza con cui Ella mi scrive. Cosi non ho fatto con molti altri librai, e fra questi con due o tre veneziani, i quali hanno ardito di farmi l’esibizioni che fannosi a’ compositori d’almanacchi; alle lettere vigliacche de’ quali io non piglierò mai il disagio di rispondere. Farò il possibile per promulgar l’esito del suo giornale. E con tutta la stima mi protesto di Vostra Signoria riveritissima devotissimo e obbligatissimo servitore. Milano, io settembre 1766. II Al consigliere conte di Wilzeck Ricorda le promesse fattegli, a nome del conte Firmian, di procurargli una cattedra d’eloquenza superiore a Milano, e dimostra l’importanza che tale cattedra avrebbe. L’occhio di parzialitá con cui Vostra Signoria illustrissima si è sempre degnata di riguardarmi, le umanissime promesse ch’Ella graziosamente mi fece poche ore prima della sua partenza per la campagna, le varie novelle che si spargono per la cittá, tutto ciò mi fa coraggio ad incomodarla con questa mia lettera. Fino da quando io fui invitato a Parma per esservi impiegato nella lettura d’eloquenza e di logica, come a Vostra Signoria illustrissima è ben noto, Ella ebbe la degnazione di farmi nascere in cuore delle speranze d’essere adoperato in patria, qualora fosse seguita la riforma degli studi, che fin d’allora si prometteva. Si compiacque d’insinuarmi piú volte ch’io non partissi di Milano, interponendo qualche volta alle proprie insinuazioni anche il nome di Sua Eccellenza, e assicurandomi