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XXXII A Giambattista Bodoni. — Parma Lo ringrazia dell’ invio fattogli delle Odi da lui stampate e gli parla di una edizione del Giorno, rinnovato nelle parti giá edite e compiuto con le inedite, che pensa di pubblicare. Ornatissimo signor Bodoni, Dovrei vergognarmi di non avere ancora risposto alla graziosissima sua del 4 ottobre, se non sperassi che mi potesse giustificare presso lei una serie di combinazioni, che mi fece tardare indipendentemente dalla mia volontá. Io era in campagna quando la sua lettera giunse a Milano, e per trascuraggine altrui mi fu spedita tardi. Trovai in essa accusato il volume, di cui Ella mi faceva grazioso dono; e, non vedendolo congiunto alla lettera, dubitai che non si fosse smarrito; e, volendo pur ringraziarla e della lettera e del volume stesso, scrissi a Milano, per farne ricerca in casa mia e alla posta e altrove. Ma non ne potei saper nulla. Quindi è che, sperando pure che di giorno in giorno mi pervenisse, differii di giorno in giorno anche a scriverle. Finalmente, non so da qual parte, mi arrivò: ma, essendo imminente il mio ritorno in cittá, stimai opportuno aspettare a scriverle di qui, acciocché nessun altro sinistro non impedisse che la mia lettera non fosse consegnata sicuramente alla posta. L’avrò annoiato con si lunga diceria...; ma mi pareva pur necessario di giustificarmi presso di lei, che merita tanto riguardo dagli amatori delle lettere, e specialmente da me, cosi di fresco favorito ed onorato colla sua bellissima edizione dei miei poveri versi. Io non so come significarle bastevolmente la mia compiacenza e la mia gratitudine, cosi per la spontanea singolare gentilezza eh’Ella ha usata meco, appena a lei noto, come per la nobiltá e la eleganza della edizione e del volumetto, di cui, per riguardo alla sua opera, mi ha fatto un prezioso dono. Se