Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/210

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dir pienamente infelice, finché gli resta un amico con cui liberamente sfogare il suo dolore, un amico che venga egli medesimo a raccogliere la ridondanza del nostro affanno, un amico che compatisce ciò che è proprio dell’uomo e di certi caratteri, un amico che non ha la sciocca crudeltá di rimproverarci e di darci del le lezioni morali giusto in mezzo all’alterazione maggiore del nostro spirito. Un tale amico sei tu, caro Paganini; ed io trovo pure il conforto di potermi a te mostrare qual sono nella mia fiera situazione. Crederesti tu che né la lontananza, né gli oggetti della campagna, che soglion farmi tanta impressione, non mi posson punto distrarre dal pensier tormentoso, che ho meco portato dalla cittá? Crederesti tu che mille volte mi sento violentato a ritornare, e che mille volte violento me medesimo a non lo fare 5 Ma parliamo d’altro. M’immagino che tu ora coinincerai a dar le tue disposizioni per la villeggiatura. Felice te, se tu vi potrai andare scompagnato dalle idee, che mi ci hanno accompagnato me! A buon conto, io ti auguro ogni sorta di divertimento e modo di procurarteli ; e chi sa che il mio animo non si disponesse di venirti a trovare almeno per pochi giorni? Per altro non assicuro niente, perché io non so quel ch’io mi voglia, quel ch’io mi faccia, né quel che debba esser di me. Desidererei sapere se tu hai ulteriori nuove del tuo affare di Vienna, che mi possano esser grate. A questo proposito, ti priego anche d’un piacere, cioè di vedere alla posta grande, se mai ci fosser lettere per me, e trasmettermele, perché io ne aspetto da Angiolini. Ti priego ancora, se tu hai nuove, di quelle che tu credi che mi possano interessare, di farmene cenno, lo cerco tutti i mezzi di potermi distrarre, e ogni cosa può esser buona a farmi guadagnar qualche momento. Sono due o tre giorni che la mia salute va meglio, onde vo sperando di potermi col beneficio di quest’aria ristabilire, quando io ottenga di mettere un po’ piú in calma il mio spirito. Ma, per ottener questo, bisognerebbe o non ricevere o non leggere le carte, che mi vengono per mezzo tuo. Questo però non è possibile, perché, se non altro, il dovere e la gratitudine mi obbligano ed a ricevere ed a rispondere. Qui troverai una