Pagina:Parlamento subalpino - Atti parlamentari, 1853-54, Documenti I.pdf/68

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zione per cui gli alunni del mentovato collegio s’intendevano contrarre ancora in tenera etá un arruolamento in certi casi anche di sedici anni, disposizione troppo aliena dal ri- spetto dovuto ai diritti piú essenziali delle persone.

Art. #57 e seguenti, Nella prima discussione avvenuta in Senato del presente progetto, si determinò di rimandare al progetto di organizzazione dell’esercito la discussione della durata della ferma, stabilite però sin d’allora alcone norme che dovevano agevolarne la conclusione.

Le circostanze non consentirono per anco al Governo di prescnlare il mentovato progetto di organizzazione, e d’altra parte non è punio necessario che esso preceda lo stabili- mento della ferma. Che anzi la durata della ferma commet- tendosi intimamente colla forza numerica dell’esercito, sia in tempo di pace che di guerra, dalla quale poi si deduce l’or- ganizzazione necessaria alla forza medesizia. pare che que- sPaltima questione sia essa stessa subordinata a quella della forza e della ferma summentovata, le quali si possono per- tanio risolvere prima senza inconvenienti.

Ciò premesso, e poichè i langhi studi e Je accurate inda- gini e le ampie discussioni che giá da parecchi anni ebbero lnogo in propasito, sembrano avere maturato abbastanza la questione, non isfuggirá al Senato, come prema che essa venga risolta non solo per poter procedere piú facilmente all’assetto definitivo dei vari elementi deil’esercito, ma anche affine di siatuire una volta sulla sorfe delle tre classi di leva (1830, 1831,1852) che giá stanno al servizio senza ferma determinata.

Si aggiunga che le classi 1828, 1829 le quali, giusta la legge attuale non dovevano rimanere sotto le armi che quat- tordici mesi, si dovettero invece traltenere per parecchi anni ed bauno un titolo a qualche compenso che abbrevii la durata totale della ferma lora.

Si aggiunga ancora che il paese da lungo tempo attende non senza ansietá la risoluzione di siffatta questione, la quale non va meno strettamente connessa coi piú gravi interessi politici e militari dello Stato che cogl’interessi privati di quasi tutte le famiglie.

D’altra parte la nostra fiducia che tale questione sia per ricevere finalmente una soluzione viene confermata ancora dalla considerazione che le norme giá adottate in proposito dal Senato e nelle quali speriamo che esso intenda perseve- rare, ne hanno, siccome dissi, singolarmente agevolato la via, Infatti negli articoli votati dal Senato (articoli 146, 147, 148 di quel progetto) si erano adottate le seguenti massime:

4° Che la ferma ordinaria fosse d’anni otto;

2° Che in tempo di pace essa si scontasse parte sotto le armi, parte in congedo illimitato;

3° Che il tempo scorso in congedo illimitato si valutasse per la metá solamente della sua durata;

I° Che il servizio obbligatorio sotto le armi in tempo di race non eccedesse gli anni cinque, onde segue che la ferma totale non fosse minore d’anni undici.

Posti questi limiti, non occorre vagare per molte ipotesi onde riuscire ad un termine preciso in cui si circoscriva la discnssione.

Ci sia infatti permesso di escludere ancora ogni pregetto per cui îa ferma totale oltrepassi gli anni dodici, conciossia- chè la ferma che oltrepassasse questo termine, la ferma, per esempio, di anni tredici, supporrebbe, giusta i principii pre- messi, un servizio sotto le armi di anni tre, ed anni dieci in congedo illimitato. Ma, quanto al sistezsa di mantenere una parte dell’esercito in congedo illimitato, è savio ed utile se circoscritto in giusti confini, altrettanto è dannoso ove lo si spinga a iermini esagerati,

Ora egli è evidente che, quando si abbiano dieci classi in congedo illimitato, gl’individui che da otto o dieci anni hanno abbandonato l’esercito, non solo hanno in gran parte smesso l’istrazione, Peducazione e le abitudini militari, ma ancora hanno assunto cure e sollecitudini private e domestiche tali da distrarli assai dai militari doveri.

Si aggiunga che il periodo d’anni tre è troppo insufficiente per formare un soldato, non solo di cavalleria, d’artiglieria o dei bersaglieri, ma ben anco di fanteria, poichè non è tanto il maneggio dell’arma che richiedesi a formare il sol- dato, quanto l’abitudine e l’educazione.

Esclusa adunque l’ipotesi degli anni tre di servizio sotto le armi e dieci in congedo illimitato, escluso, giusta il voto pre- cedente del Senato, un servizio sotto le armi in tempo di pace maggiore di anni cinque, rimangono due sole ipotesi: quella di anni quattro sotto le armi ed otto in congedo illi- mitato, in futto anni dodici, ovvero di anni cinque sotto le armi e sei in congedo illimitato, in tutto anni undici. Non vi è però dubbio che per la cavalleria e l’artiglieria anni quattro di servizio sotto le armi non bastano a formare un nerbo di buoni soldati, e per queste armi il Ministero adottò senza esitazione il sistema di anni cinque, vale a dire la ferma to- tale di anni undici, Rimaneva la fanteria rispetto alla quale l’uno e l’altro sistema presentano vantaggi ed inconvenienti che, non lo dissimulo, mantennero in lunga esitazione il Mi- nistero.

lo non mi farò a svolgere partitamente gli uni e gli altri che risultano dalle tabelle prima, seconda e sesta dell’alle- gato L, annesso alla elaborata relazione della Commissione dell’altra Camera.

Mi restringo a dire che, rispetto al piede di pace, l’uno e l’altro sistema suppore una forza di 43 mila uomini, quale è conciliabile calle condizioni finanziarie del paese, col bilancio all’incirca di 30 milioni, che sembra essere accettato dal Par- lamento come bilancio normale militare.

Quanto poi al piede di guerra, adottando Ja ferma di anni 12 (cioè quattro sotto le armi ed otto in congedo) l’effettivo ascende 2d 89 mila uomigi, oltre a 6 mila nomini della se- corda categoria del contingente; in tutto 93 mila.

Adottando invece la ferma di anni {1 (cioè cinque sotto le armi e sci in congedo), l’effettivo ascenderebbe a 73 mila nomiti, altre a 12 mila della seconda categoria; in tutto 85 mila.

Si avrebbe dunque nel sistema degli anni 14 una differenza in meno di 10 mila uomini sull’effettivo di guerra, differenza che sarebbe in gran parte rappresentata dal numero d’uo- mini che, giusta l’altro sistema, sarebbero nel dodicesimo fanno di ferma; uomini per etá, per la permanenza di ottò anni in congedo e per condizioni domestiche, meno adatti alla disciplina militare ed ai pericoli della guerra,

Ora, questa differenza sarebbe compensata dalla maggiore soliditá che presenterebbe l’esercito, stante la permanenza dei soldati per cinque anni sotto le armi.

Vuolsi pure osservare che l’aumento di un anno di per- manenza sotto le armi non modifica essenzialmente gli ef- fetti che i chiamati risentono dalla leva, mentre quest’ag- gravio è largamente compensato dal minor numero di gio- vani annualmente chiamati sotto le armi. Esso è anche di- minuito dalla minore durata totale della ferma, e dará occasione ad un maggior numero di uomini di leva, di aspi- rare ai gradi di sotVufficiale, con vantaggio notabile del ser- vizio.

Arrogi che, sebbene l’ineguaglianza della ferma, secondo le diverse armi, si possa perfettamente giustificare, non si