Pagina:Parlamento subalpino - Atti parlamentari, 1853-54, Documenti I.pdf/767

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Contre la recrudescenza dei ginochi di azzardo appalesatasi in vari modi e specialmente nei nubblici caffè, nei mercati e nelle fiere e colle tentate apertare di casini di giuoco in varie delle nostre cittá, piú di una volta si alzarono voci nel Parlamento. Il potere esecutivo è contro i giuochi di azzardo munite di armi severe le quali trovansi nel Codice penale. Ma dove esse non fossero bastanti noi siamo persuasi che il Governo troverebbe nella patria Legislatura un unanime con- corso per combattere questa mala contagione che conduce a rovina e peggio tante oneste famiglie.

Intanto applichi il Governo rigorosamente le leggi esi- stenti, e ne avrá plauso da ogni buon cittadino.

Recenti disastri commerciali e non commerciali hanno di- mostrato che anche la speculazione la quale s’aggira sui pubblici capitali e sulle‘azioni indusiriali, può vestire le forme e quindi arrecare le perniciose conseguenze le quali dal giuoco derivano.

Noi crediamo non andare errati affermando che a quel male si possa e si debba apprestare un rimedio che ne tem- peri l’eccesso, e siamo certi che abbiamo consenzienti al nostro voto la parte piú sana e piú onorevole del commercio, non che tutti i buoni cittadini che nella vendita con premio di azioni di societá non costituite e talvolta fittizie, nella pre- cipitazione di contratti a termine laddove manca l’oggetto contrattato, vedono con ragione un giuoco di azzardo ed un pericolo per la pubblica probitá.

Anche il giuoco del lotto ha sentita potentemente l’in- fluenza morbosa dal cui cenno abbiamo prese le mosse. Dopo le regie patenti del 3i dicembre 1838, e piú specialmente del 28 settembre 1841, colle quali Re Carlo Alberto, iniziando la totale abolizione del lotto, ordinava la chiusura di molti banchi, e la soppressione delle tre sorti di estratto semplice e determinato ed ambo determinato e l’aumento del minimo di posta, il prodotto lordo delle poste era dalla somma enorme di lire 7,745,289 50 (anno î841) disceso in media a quattro milioni circa. .

Nel 1848 poi, quell’anno di nobili e generose aspirazioni in cui fa anche notata una grande diminuzione nel numero dei delitti contro le persone e contro le proprietá, era ca- lato fino a sole lire 2,850,5i3 95. Ora il prodotto lordo tro- vasí nell’altimo triennio in media risalito a cinque milioni, cioè produceva nel

1851. L. 4,566,081 20 1852. .» 4,951,536 05 1853.» 5,210,153 65

Noi non verremo qui a ripetervi quello che illastri uomini di Siato hanno cosí sapientemente dimostrato e che ciascuno di voi può trovare riassunto nell’opera postuma del distinto nostro concittadino conte Petitti circa l’immoralitá del giuoco dei lotto e circa i gravi danni di ogni mapiera che ne deri. vano alle societá che sons condannate a subirne il flagello. Noi non vi diremo quale micidiale efficacia eserciti il lotto sopra le classi povere e come ogni provocazione al giuoco, ogni solletico all’abbandono delle occupazioni laboriose, al distacco dalle virtú che creano patrimoni legittimi debbono essere colpite dalla legge. Basti il ricordarvi che nel giorno che precede la chiusura del lotto il pristinaio vende minor quantitá di pane al minuto e che al Monte di pietá crescono i pegni di povere masserizie,

Non vi diremo come di tatti i tributi il lotto sia il piú co- stoso nell’esazione, imperocchè la spesa di esazione del me- desimo stia fra i due terzi ed i tre quarti della son2ma fotale lorda incassata, e che perciò il prodotto nelto stia appena tra uno e tre quarti ed uno e un quarto di essa.

Poichè voi non ignorate che la metá della posta la quale si rimborsa come vincita, non torna giá ad una onesta e frut- tuosa circolazione da cui venne distolla, ma è destinata a turpi tripudi od a ritentare il giuoco stesso.

Se la condizione delle nostre finanze fosse tale che ‘ci po- nesse in grado di compiere l’opera iniziata da Carlo Alberto, e fossimo abbastanza fortunati di potervi proporre l’intiera e defiaitiva abolizione del lotto, noi ci crederemmo obbligati di esporvi lungamente questi ed altri argomenti e di mostrar- vene l’incontrastabile certezza con dati attinti alla statistica ed alla storia; ma poichè i due milioni netti che il giuoco del lotto versa ogni anno nelle casse dello Stato non putreb- bero per ora essere surrogati senza gravissime e forse anche insuperabili difficoltá, noi dovemmo relativamente al lotto restringere l’opera nostra ad esaminare se le prescrizioni abolitive dovute al Re, datore dello Statuto, siano giustamente adempiute ed a scrivere nel primo articolo della legge una parola, la quale ricordi che i vari poteri delio Stato non hagno dimenticata la reale promessa e che essi si tengono stretti per legge d’onore ad adempiria appena le circostanze siano per concederlo.

Diffatti ove l’aumiento del prodotto del lotto in questi ul- timi anni fosse derivato da una meno esalta applicazione dei citati regi decreti, male avrebbe sapu‘o la vostra Commis- sione assentire alla totale soppressione delle lotterie private, quasichè questa soppressione fosse deltata da un pensiero fiscale e non da un piú nobile concetto. Ma la relazione del signor ministro vi ha giá detto come, sopra 470 banchi del lotto, 100 sieno giá stati soppressi e la vostra Commissione, che assunse presso la lodevoie amininistrazione del lotto le piú accurate informazioni, è lieta di potervi assicurare che le prescrizioni sovraccennate furono debitamente applicate, che l’aumento del prodotto del lotto non è dovuto a veruna infrazione alle leggi, ed essa spera che voi, approvando il primo articolo coll’emendamento che vi si propone, vorrete associarvi al voto che pronuncia solennemente, perchè sia prossimo il giorno in cui le finanze dello Stato respingano un prodotto, la cui sorgente non può non dichiararsi torbida ed amarissima. i

La legge su cui chiamiamo ora il vostro voto è destinata a porre impedimento alla esplicazione della passione del ginoco che si svolge per mezzo delle lotterie straniere e del’e lot- terie private nell’interno.

Era voto, osiamo dire, generale che le lotterfe straniere cessaasero dal trovare presso i nostri concittadini cosí facile mezzo ad un inganno clie, per quanto sia ripetuto, non trova

perciò meno facile l’orecchio.

Agli antichi castelli in Ispagna sono nei nostri tempi suc- ceduti i castelli ed i feudi di Germania. Se non che quelli non pagavano tributi a nessuno, mentre tutti sanno che questi ultimi pagano ad una grande potenza, l’austriaca, il decimo della intiera lotteria. Locchè se congiungasi alle basi su cui sono foggiate le lotterie medesime per cui si quintuplica coi biglietti il valore spesso solo presunto del fondo, chiaro ad- dimostra, siccome il denaro dei nostri concittadini che per tali lotterie era esportato all’estero, oltre al danno che dal solo pensiero del giuoco emerge, veniva il piú delle fiate perduto intieramente.

Anche nelle nostre cittá e nei mostri villaggi le lotterie private di ogni genere sonosi da qualche tempo moltiplicate a dismisura e sono venute in compagnia delle altre forme vestite dal giuoco a contendere nello nostre terre al lavoro la giusta sua influenza. Se il lavoro il quale è misurato e se- vero, che accorda ogni aumento di benessere al prezzo solo