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virtù guerriera di Antonio1. In tanto Cesare che si era imbarcato per sorprendere Antonio, respinto da una burrasca, era tornato a Brindisi, e ivi aveva convocati tutti i senatori e cavalieri che potevano. Tra questi era Maecenate, che peraltro fu rimandato a governare la repubblica. Orazio, nel pensiero che il protettore e amico sarebbe forse andato alla guerra, gli diresse una poesia, così piena di tenerezza e di gratitudine, che sebbene, forse, l'ultima composta in iambi, pose prima nel libro come dedica2.

IX.

Era innamorato, e il poeta voleva i metri leggieri di Anacreonte; si aveva speranza di vittorie e banchetti trionfali, e il poeta preparava la lira e le tibie. Aveva nel campo della vera iambica Archilochea posto il piede in terreno non segnato da orme; voleva far lo stesso nel campo della melica Lesbia. Peraltro è da notarsi che prima che ai melici Lesbiaci, egli pensò ad Anacreonte. Ciò è forse per gli hemiambi Anacreontei, per i quali dalla poesia l’aria è facile il passaggio alla poesia Teia? Non vorrei affermarlo3. Ma, a ogni modo, in Anacreonte non si fermò. E certo delle sue prime odi quella a Chloe4, come si vede da negligenze me-

  1. I. [Ep.] XII [VIII].
  2. I. [Ep.] XIII [1].
  3. Pag. 148, v. 10 e nota. Pure nella nota al 12 si aggiunga che il pes non elaboratus può essere di questi emiambi, schietti, non accompagnati, come per es. proprio in quella poesia, da esametri, e in altre da trimetri, e in altre allineati con mezzi elegiaci: s’intende, nella loro forma acataletta.
  4. Pag. 212.