Pagina:Pavese - Il mestiere di vivere.pdf/171

Da Wikisource.
1940 167


23 febbraio.

La grandezza inumana di Shakespeare si vede piú che dall’opera, da questo ch’egli morí lasciandone inediti due terzi — tra cui Antonio e Cleopatra, Macbeth (?), molte commedie, ecc.

Ciò è tanto enorme che viene da sospettare che al principio del seicento non fosse ancora ben diffusa la mentalità «editrice» e si credesse di aver legata ai posteri un’opera quando la si era scritta, semplicemente. Ma allora, come spiegare i testi in stato di copione che Shakespeare sapeva di lasciare corrotti e corrompibili? Né si può dire che gli sia mancato il tempo e l’agio di attenderci.

C’è qui una saggezza che confina con l’ironia cosmica. Un gesto sovrumano.

24 febbraio.

La persona o l’istituto che incarichiamo di renderci felici ha diritto di lagnarsi se gli ricordiamo che però restiamo liberi e padroni di recalcitrare. Tutto ciò che non bastiamo da soli a compiere, diminuisce la nostra libertà. Il paziente nelle mani del dottore è come la società nelle mani del salvatore — eroe o partito.

Come? c’incaricate di riorganizzare la società — cioè, voi stessi — e poi pretendete di restare liberi?

Appunto perché non esiste società economica pura, ogni organizzazione scientifica dell’economia porta in sé l’affermazione di una mistica — cioè, un credo statale che investe anche la vita interiore, e come l’organizzatore deve eliminare ogni eterodossia economica, cosí dovrà eliminare tutte quelle interiori.

La società tutta controllata economicamente e tutta libera spiritualmente, è una contraddizione.

(Cfr. 30 luglio e 27 agosto ’39). Ideale morale è una nozione collettiva. L’individuo non ha ideale morale, perché nella sua assolutezza (eterno presente) non si adegua a una norma ma è. (bergson, Les deux sources ecc.).

Se la società non può realizzare l’assoluto, in quanto un suo individuo può sempre recalcitrare, nemmeno l’individuo lo può nel