Pagina:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu/250

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p. 127 Mito

Brancaleone, ottobre 1935. Pubblicata in Lavorare stanca. Nell’indice del volume è data l’indicazione del mese. Nelle minute, i titoli: Teogonia; Creazione.

128 Semplicità

Brancaleone, ottobre 1935. Pubblicata in Lavorare stanca. Nell’indice del volume è datata: dicembre 1935. Questa poesia è citata nell’Appendice II. Nella minuta, al 3 ° verso, una prima variante diceva: si vorrebbe ammazzare qualcuno | con lo stesso fucile, ma allora si torna in prigione.

129 Un ricordo

Brancaleone, ottobre 1933. Pubblicata in Lavorare stanca. Nell’indice del volume è datata: novembre 1933.

130 Paternità

Brancaleone, ottobre 1935. Pubblicata in Lavorare stanca. Nell’indice del volume è datata: dicembre 1935. Nella minuta, il titolo L’amore triste. La prima stesura del verso 15° e seguenti è: dentro il letto la donna che farebbe il bambino, | se non fosse lontana, di là delle nubi, | al di là delle grandi montagne.

Il titolo Paternità può essere inteso in contrapposizione a Maternità, titolo d’un’altra poesia. Là si parla d’una maternità che è presente nei figli anche quando la donna è morta, qui d’una paternità che non si realizza in uomo solo e senza figli. Certo P. dava importanza a questa contrapposizione, visto che questi due titoli di poesie sono anche, nell’edizione Einaudi di Lavorare stanca, titoli di due sezioni del libro. Si tratta di due motivi sempre presenti nella concezione mitologico-agricola che Pavese ha di tutti gli aspetti della vita: il senso della donna-terra, che trasmette la vita; e il senso di sterilità dell’uomo solo, escluso dal ciclo naturale della procreazione. Si noti come il mare in gran parte delle poesie di Pavese è un simbolo di sterilità, contrapposto alla terra-donna. Sarà solo con le poesie de La terra e la morte e con la annotazione del diario Afrodite è «venuta dal mare» (27 novembre 1943) che i due simboli del mare e della donna-terra si congiungeranno.

131 * Alter ego

Brancaleone, ottobre 1935. Inedita. Questa poesia (ispirata certo da un incontro carcerario dell’A. è databile con relativa sicurezza perché la minuta — col titolo — è contenuta nel block-notes delle poesie scritte a Brancaleone, tra Paternità e L’istinto) non figura mai negli elenchi di Pavese, nemmeno in quello dello stesso block-notes. Una stesura quasi definitiva della poesia si è trovata in una cartella di manoscritti intitolata Fallimenti ’41 — e ’42 — e ’47. Insieme a questa, su un foglietto d’aspetto piú recente, un’altra stesura, in cui l’abituale verso di tredici sillabe è accorciato in dodici sillabe, quasi sempre trasportando i verbi dall’imperfetto al presente. Evidentemente il primo foglio è del ’35, ed era stato ripreso da Pavese (nel ’41-42?) per un esperimento di metrica.

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