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capitolo secondo 115

sotto il nome di Gaetanino, aiutante di camera del Papa, influentissimo, onnipotente sull’animo di Gregorio XVI — «è venuto quattro volte a domandarmi se avevo ricevute le nuove lettere che mi presentino come ambasciatore. Ora tutti si meravigliano, e ciascuno vuol spiegare il fatto a suo modo. Ma, mentre gli amici sono imbarazzati, i malevoli hanno buon giuoco. Si va fino a supporre l’intenzione di rifiutarmi qualunque visibile testimonianza di approvazione per ciò che ho fatto. Tutto ciò è assurdo, ma non per questo è meno ripetuto e messo in giro. Donde viene la mia forza? Dalla benevolenza del Re e dalla vostra amicizia. Quando queste due cose siano messe in dubbio, io divengo impotente.

«Il Papa ha detto altamente più d’una volta che sarebbe contento di vedermi qui ambasciatore1. I Cardinali i più intimi sono stati i primi a felicitarsi con me di questa falsa notizia. Il Cardinale Franzoni, l’amico intimo di Lambruschini, dice a chi vuole udirlo che essi non potrebbero desiderare di meglio. In fine, se io sono bene informato, sarà facile a voi stesso di assicurarvi a Parigi dei loro sentimenti a mio riguardo, se però monsignor Pomari ha il coraggio di adempiere il suo mandato e di rispondere.

«Voi l’avete detto, mio caro amico, se io debbo restare a Roma, ho bisogno di esservi abbarbicato e ingrandito. Che avverrebbe se il Papa ci fosse prossimamente rapito, senza che noi avessimo consolidata ed estesa la nostra posizione? Noi possiamo conquistarla, ma occorre, per ciò, poter parlare, manifestarsi, goder fiducia: tutte cose impossibili con un uomo che è un uccello sulla frasca e in una posizione secondaria»2.

Pellegrino Rossi aveva ragione, anche obiettivamente considerando le cose, ma non v’ha dubbio - e risulta da tutta la corrispondenza sua di quei giorni col Guizot - che egli traeva

  1. Il Papa avrà detto altamente più di una volta «di volere il Rossi ambasciatore», ma avanti che fosse in tal guisa persuaso, alle prime aperture fatte in proposito dal governo francese, si mostrò decisamente avverso, come risulta indiscutibilmente dal documento di tutto pugno di Gregorio XVI, riprodotto in facsimile dal Silvagni, La Corte e la società romana nei secoli xviii e xix, vol. III, pag. 488.
  2. Lettera di P. Rossi al ministro Guizot, in dato 18 marzo 184(t, nelle Mémoires del Guizot stesso, vol. VII, pag. 453.