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capitolo quinto 227

a tre cose, sopra tutte le altre, avevan volti gli sguardi, i pensieri, i desideri!.

E queste tre cose erano: la ripresa della guerra contro l’Austria; la conseguente necessità di una lega fra gli stati e i popoli italiani; e la pur conseguente necessità di energiche provvisioni guerresche.

Gli Italiani in quei giorni avevano addosso la febbre e, inconsultamente, davano nelle strampalerie a cui sospinge l’esaltazione cerebrale e, quanto più indebolita era l’autorità di tutti i principi e di tutti i governi della penisola e quanto minore era la fiducia in essi e tanto maggiori di numero e in contraddizione maggiore fra di loro e più arcadici e, dirò cosi, poetici erano i disegni che si venivano escogiJ:ando pel conseguimento del patrio riscatto dallo straniero. E, se si aggiunga che in tutto quel sobbollimento soffiavano potentissimi gli agenti dell’Austria, mascherati da patrioti1, e i credenti nel Mazzini, sarà facile spiegarsi tutta quella confusione di lingue, di pensieri e di aspirazioni che sconvolgeva la penisola


Come l’arena quando il turbo spira.


Fra tutti i disegni messi fuori in quei giorni, tre primeggiavano, nel momento in cui Pellegrino Rossi era giunto, a Roma, al supremo potere.

Fin dai giorni in cui il ministero Antonelli-Recchi presiedeva al governo di Roma, si erano avviate e strette le trattative fra il Piemonte, la Toscana, lo stato romano e Napoli per la costituzione di una lega politica e militare, indirizzata a raggruppare le forze italiane nella guerra di indipendenza contro gli Austriaci; giacchè si sperava, in tal guisa, trarre a concorrere alla guerra l’oscillante e vacillante Pontefice.

Le trattative erano andate in lungo, perchè il ministero piemontese, in sulla esultanza delle prime vittorie, poco si accalorava ad una lega che, riservando la presidenza al Papa, sembrava mettere in forse l’egemonia piemontese di cui Cesare Balbo e i suoi colleghi anzi tutto si preoccupavano2; cosi

  1. F. A. Gualterio, Glì interventi dell’Austria nello Stato romano già cit, pag. 34 e 35 e 42.
  2. Che il Balbo fosse guidato, nel suo ministero, da considerazioni ege-