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si fondava sulla trasgressione dell’articolo 14 dell’Editto sulla stampa del 18 agosto 1825, il quale interdiceva la pubblicazione di stampe figurate senza il permesso del Padre maestro dei Sacri Palazzi apostolici1. Per conseguenza i giornali e la cittadinanza vedevano in quella sentenza un pensiero - che probabilmente non c’era, ma che pareva ci fosse - quello di voler ricondurre il popolo romano dalla libertà della stampa alla censura preventiva dei bei tempi di papa Leone XII.

Quindi, poichè la sovraeccitazione degli animi era al colmo; poichè la marea saliva, saliva, sempre più; poichè nei circoli, per le piazze, nei cafié si declamava contro il Rossi e fra i declamatori non erano ultimi davvero il Carbonelii ed il Bomba; poichè alla Salita di Marforio le smargiassate dei Facciottini erano state concretate in quel famoso disegno o piano di cui ho fatto cenno e che consisteva «nell’assalire il Quirinale, far prigioniero il Papa e condurlo a San Giovanni in Laterano, costringerlo ad abdicare il temporale e lasciargli soltanto il dominio spirituale, i Cardinali in ostaggio e proclamare la repubblica»2; poichè Bernardino Facciotti aveva fatto una sufficiente propaganda fra i dragoni, sul concorso dei quali, per ciò, i rivoluzionari della Salita di Marforio confidavano; poichè quel piano, messo fuori da quei congiurati da operetta il giorno 12 novembre, fissava il luogo ove doveva cominciare il movimento, cioè a Colonna Traiana, ma non ne fissava il giorno; il ministro Rossi stimò opportuno richiamare a Roma immediatamente tutti i carabinieri sparpagliati nella Comarca e che ascendevano a oltre duecento e giudicò utile procedere all’arresto del Carbonelii, del Bomba, che egli, per le informazioni dei suoi agenti, reputava capi della cospirazione che si ordiva alla Salita di Marforio. L’ufficio di polizia quindi, fra il 12 e il 14 novem-

  1. Vedi la sentenza nel Don Pirlone del 10 novembre 1848, n. 58.
  2. Dal Processo di lesa maestà cit., deposizione Toncker, foglio 3206 a 3223, e deposizione Tittoni, foglio 42o8 a 4238. Della uccisione del Rossi il piano non trattava affatto: nè — per quanti sforzi e buona volontà v’impiegassero e il giudice processante Laurenti e il turpissimo impunitario Rernasconi — potè mai risultare che quelli della Salita di Marforio ne sapessero nulla: perchè effettivamente non ne sapevano nulla; come luminosamente dimostrerò, sul fondamento delle resultanze processuali, nel secondo volume.