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318 | pellegrino rossi e la rivoluzione romana |
concordi e tutti pensano a ricominciare, con forze ringiovanite, la guerra santa dell’indipendenza. Sapete che? Abbiamo scoperto che Roma aveva inventato Pio IX e che Pio IX, l’apostolo della civiltà cristiana, non è altro che Roma stessa.
«Un’èra nuova comincia per l’Italia, la quale, dopo tanti secoli, ritrova la sua magica Roma»1.
Ecco come giudicava un uomo dell’ingegno e del patriottismo di Cesare Correnti quel rivolgimento romano che segui alla morte di Pellegrino Rossi e che molti storici si sono sbracciati e si sbracciano a descrivere come la più iniqua e la più torbida delle rivoluzioni!
Nè soltanto i radicali, gli esaltati, i patriotti più ardenti così severamente giudicavano, a quei giorni, in quel tumulto di passioni ardentissime, l’antico ambasciatore di Francia, ma anche uomini vecchi, autorevoli e di principii temperatissimi.
Il Conte Ilarione Petitti, economista e giureconsulto di vaglia, senatore del Regno, scrivendo, sui primi di ottobre, da Torino a Roma ad Ottavio Gigli, deputato alla Camera romana, direttore di una effemeride assai in voga e diffusa nelle famiglie, intitolata L’Artigianello, nella fine di quella lettera scriveva: «Amico altra volta e collega all’Istituto del Rossi, avrei potuto tentare forse io pure un ufficio presso lui per voi ma non oso, temendo ora anzi pregiudicarvi, in ispecie dopo i miei articoli contro Pio IX.
«Non so cosa possano più sperare costì da un rinegato che ne è alla sua sesta patria e che non dispero vedere un giorno andare a servire il Gran Turco.
«Aspettiamo l’intimata della mediazione o, per meglio dire, della mistificazione, la quale non sarà che un solenne fiasco.
«Intanto abbiamo 120 000 uomini pronti; è un po’ più che l’armata pontificia e toscana, i due potenti aiuti coi quali, in virtù della lega, vorrebbero qui alcuni che ricominciassimo la guerra.
«Addio, mio carissimo, amatemi e credetemi
- ↑ Cesare Correnti, Bollettini cit, bollettino 9 in data 19 dicembre 1S48.
- ↑ Questa lettera autografa dal Petitti indirizzata al Gigli, in data del 1° ottobre, e sequestrata a questo, in una perquisizione fattagli nel 1850, dalla