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capitolo secondo 85

libretti al suo corso, che era obbligatorio per il dottorato». Ma, con tutto ciò, egli non può esimersi dal muovere severi biasimi al Rossi, e perchè nella esposizione dei fatti storici da cui, secondo il Carrarese, derivavano ai Francesi l’eguaglianza avanti alla legge e Tunità nazionale «egli seguisse sempre troppo rigorosamente le dottrine ottimiste, quasi fataliste del suo potente protettore Guizot, che nessuno ancora contraddiceva e che hanno avuto fino sui nostri più recenti destini così funesta influenza; e perchè egli pure reputava il lungo dispotismo della regalità come l’origine della nostra unità, della nostra uguaglianza e delle nostre franchigie stesse!1; e perchè quasi tutti i giorni egli volgeva elogi, sotto le forme più svariate, alla nostra centralizzazione. Il Rossi» — continua il De Puynode — «checchè ne abbia detto il suo ammiratore Baudrillart, apparteneva tutto intero alla scuola liberale ultra-governativa. Tutte le franchigie amministrative che, congiunte alle economiche, permettono soltanto la solidità delle libertà politiche e danno le abitudini e le idee legali che al Tocqueville parevano l’unico contrappeso possibile alla democrazia, non ebbero mai avversario più risoluto del Rossi. Non vedeva egli, per esempio, una opposizione quasi fondamentale fra la libertà e l’uguaglianza e non credeva egli alla necessaria coesistenza dell’aristocrazia e della democrazia!»2

Ora, le conseguenze di queste circostanze speciali e restrittive furono, secondo lo Cherbuliez, la imperfezione del Corso di diritto costituzionale e le lacune e le reticenze e le deficienze che in quel libro si riscontrano. Lo scrittore ginevrino, con acutezza finissima di critica severa si, sebbene tutt’altro che astiosa, nota ad una ad una le principali fra quelle lacune e deficienze: principalissime l’avere il Rossi preso, meglio, l’aver dovuto prendere come tipo di esplicazione perfetta del sistema costituzionale la imperfettissima carta francese del 1830; l’aver dovuto, per carezzare l’eccessivo amor proprio francese e le dottrine già espresse per le stampe dallo storico Guizot, suo amico e protettore,

  1. Vada per l’unità, passi, fino a un certo punto, anche per l’uguaglianza, ma per le franchigie poi! il dottrinarismo guizottiano si spingeva proprio nell’intimo del paradosso storico!...
  2. Gustave De Puynode, art. cit.