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capitolo decimottavo 13

gelo Brunetti, Carlo Luciano Bonaparte, Leopoldo Spini, Angelo Bazzi e, se vuolsi anche includervi, Ruggero Colonnello doveva logicamente, necessariamente maneggiarsi con grande rapidità, con la massima segretezza e fra il più ristretto numero di persone, appunto come giustamente quei testimonii avevano osservato.

E, allora, quell’Ufficio direttivo di istruzione dei processi politici, quel Giudice inquirente e quel Supremo Tribunale si sarebbero messi sulla via della verità, e la verità la avrebbero trovata nella rivelazione Trentanove, espressa per la bocca di Angelo Tittoni e confermata dalla deposizione di Tommaso Mucchielli e avrebbero trovato che capo dei mandanti era stato il Dottor Pietro Sterbini, che mandatari principali dell’omicidio Rossi erano stati Luigi Brunetti, Angelo Bezzi, Filippo Trentanove, Antonio Ranucci detto Pescetto, Sante Costantini e Felice Neri, i quali, conchiusi gli accordi con lo Sterbini, cioè conchiuso il condetto — come, con fraseologia giudiziaria, scrive il Laurenti — a piazza del Popolo, verso la mezzanotte dal 14 al 15, eran corsi in traccia ciascuno dei più fidati fra i respettivi commilitoni ed amici, durante la notte e le prime ore della mattina, e quelli avean passata voce ad altri e così si eran trovati in una quarantina al palazzo della Cancelleria taluni — dieci o dodici forse — consapevoli del condetto e i più — ostili al Rossi, come la grande maggioranza della popolazione romana a quei giorni — inconsapevoli della trama, ma pronti a fischiare e ad insultare il Ministro.

Certo, seguendo quella via, si sarebbe trovata la logica e naturale spiegazione del perchè niun sentore della trama fatale, pel tramite dei confidenti, dei Carabinieri, degli Agenti di Polizia, fosse pervenuto al Rossi e ad alcun membro del Governo e si sarebbe compreso come e perchè il complotto aveva potuto rimanere occultissimo, l’aggettivo superlativo è del Commendatore Pietro Tenerani; e certo, così facendo, si sarebbe rintracciata la verità storica, si sarebbe rispettata la logica e si sarebbe adempito il compito imposto da una imparziale e serena giustizia.

Ma, così facendo, come si sarebbe corrisposto alle esi-