Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/92

Da Wikisource.
80 il processo di pellegrino rossi

«Sicuro della mia innocenza, dormiva i miei sonni tranquilli, aspettando che l’Ecc.mo Tribunale, illuminato e informato della pura verità, fosse per ridonarmi nel seno della mia cara famiglia. Immerso in queste belle speranze, giunta l’ora del disinganno, toccai quasi con mani che tutt’altro destino mi si preparava dalle astutissime e nere trame dei malvaggi (sic), dopo aver tessuto con somma birberia e scaltrezza calunnie di nuovo genere, incolpandomi di cose in cui non feci peccato nemmeno di pensiero.

«Eccellenza Rev.ma, deh! prima di pronunciare qualunque giudizio degnatevi di ascoltare le parole di un innocente, giocato nel modo più barbaro dalla sorte, parole che non solo tendono a farvi veder chiaro come la luce del giorno la mia innocenza, ma bensì, siccome tratterò di narrare certi fatti, visti coi miei propri occhi (quali tutti potranno essere provati) necessariamente bisogna che ne venga lo scoprimento di quanta scaltrezza si servirono onde ingannarvi, inventando, offuscando, travisando circostanze e persone le più essenziali del fatto e preparandovi in seguito di tutto ciò al sagrificio tanti innocenti (sic), tacendovi i Rei e quei che in qualche modo mi parvero spettatori del delitto.

«L’idea funesta di dover divenire un delatore, una spia, la paura di un nome infamante, i pericoli, le odiosità personali, le minaccie, sì, tutte queste cose, Eccellenza Rev.ma, mi fecero tacere sino a questo punto, quanto era a mia cognizione innocentemente pervenuto e per loro tra mille miserie soffrii un duro carcere di 52 mesi, coll’incessante tormento davanti agli ocelli di vedere un povero e infelice fratello, innocente come Dio, languire anche esso nello squallore d’un carcere, purgando così i peccati altrui.


    conosce il rigore del metodo, che ha provato di non aver ombra di discernimento critico, che non ha avuto nè pazienza, nè spirito di indagine e che, per fonte principale delle cinquantatrè pagine del suo zibaldone, pieno di contraddizioni, di inesattezze e di errori, ha preso la famosa relazione processuale del Giudice Istruttore Laurenti! E tanto basti perchè i lettori possano farsi un’idea approssimativa del contenuto assolutamente negativo di tale capitolo.

       Io, quindi, pubblico qui — in alcuni punti, riassumendola — la importante sì, ma tardiva, rivelazione di Sante Costantini.