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il settimo giorno 249

sempre... mai. Ma no! Dice la fede: “Riposate l’un dì dei sette, o uomini, le cui membra sono gravi e frali: anche Dio riposò nel settimo giorno, egli che crea con un fiat„. Dice la scienza: “Abbiate, ogni tanto, magari più spesso che ogni sette giorni, un giorno di requie perfetta, se volete che le forze vi bastino„. Dice la giustizia: “Uomini, non fate degli uomini peggio che non facciate dei giumenti, i quali non attaccate tutti i giorni dell’anno, se non volete renderli, in un mese, rozze spedate e spellate!„. Dice l’umanità: “Se gli uomini hanno il diritto di generare, abbiano ancora il modo, almeno un giorno della settimana, di trattenersi coi loro piccini, e di farsi conoscere e di conoscerli„.

Dove più ferve l’opera enorme degli uomini, dove è più assordante il fracasso delle macchine, più il genere umano sembra diventare una turba regolata di schiavi e una mandra ammaestrata di bruti, là il culto della domenica, religiosamente inviolabilmente osservata, fa di quella schiavitù e di quella brutalità ciò che noi diciamo civiltà. E voi, cari cittadini di una delle più grandi città d’Italia, d’una città che ha tradizioni, e perciò speranze, d’un commercio molto prospero e utile, voi siete qui convenuti per non esser da meno delle altre grandi città d’Italia e degli altri popoli civili del mondo; ed essere civili anche voi.

Non avete che ad intendervi fra voi. E facilmente v’intenderete. Quando sorga qualche obbiezione, voi penserete subito che certamerte anche nelle altre città d’Italia quell’obbiezione è sorta, ed è stata risolta. Per esempio, può essere tra voi alcuno il cui commercio essendo più specialmente domenicale, essendo cioè esercitato più specialmente con quelli che ven-