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86 pensieri e discorsi


Il poeta del dolore conclude adunque, non troppo diversamente dal poeta della speranza, così: Noi stiamo tutti male: e aiutiamoci, allora, tra noi infelici, difendiamoci, amiamoci!

Non diversa la conclusione, come non dissimili le premesse. Perchè? Elle furono poste, ripeto, da tutti e due in quei primi anni del secolo, durante e dopo quel tanto “affaticare„ che parve non fosse giovato a nulla. Parve al Leopardi nella sua fanciullezza, e seguitò a parer dopo, perchè in lui la fanciullezza fu tutta la vita. E per ciò egli è il poeta a noi più caro, e più poeta e più poetico, perchè è il più fanciullo; sto per dire l’unico fanciullo che abbia l’Italia nel canone della sua poesia. O mesta voce di fanciullo, ineffabilmente mesta, quando anche si volgeva a Gesù! La dolce fede divina già non gl’impediva, nel suo tempo felice, nel suo sabato, di credere all’immedicabile infelicità umana; come il mancare poi di essa fede non gli impedì di credere al grande ma unico e non solito, ahimè, nè facile conforto: all’amore!