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PENSIERI E GIUDIZI | 65 |
III.
La Grecia è stata sempre in cima dei miei pensieri; ad essa devo quel po’ che ho fatto nell’arte, ad essa gli affetti più nobili e i più santi entusiasmi della mia vita. Nessuna storia mi ha fatto piangere e fremere quanto quella della gloriosa insurrezione greca del ’21, e da essa scaturirono le prime scintille politiche del mio ingegno. A 16 anni scrissi un poemetto intitolato «L’Oreade di Scio» e un altro sul «Sacrifizio di Samuele»1; e poco dopo cantai la cacciata di Ottone, in un’ode saffica, di cui rammento ancora alcune strofe:
Or sorgi: e tu che al barbaro Ottomano
Pieghi ancora la fronte, e tu che gemi
Sotto la verga del corsal britanno,
Lévati e fremi.
Pe’ visceri d’Europa indomito erra
Foco che a troni e a re schiude gli avelli:
Tu non cadrai, s’è Dio nel ciel, se in terra
Son pur fratelli.
Tu non cadrai, nè fia quel sangue vano
Che di tua libertà l’are fe’ molli,
Onde vermiglio è di Cidonia il piano,
Di Suli i colli.
Su, leva il guardo al Pindo ed all’Oeta,
Aquila de l’Olimpo, e a’ quattro mari:
Ecco l’ombre di Marco e di Niceta,
Ecco Canari.
- ↑ Vedi il volumetto: Canti — Catania, 1863.