Pagina:Per la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.djvu/39

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gli fu fatto pur considerare che sarebbe stato diffìcile di trovare in un’altra epoca una soluzione finanziaria così conveniente come quella che io proponeva mercè il concorso della nostra Cassa di Risparmio.»

Osservava poi il Sindaco che tutti i Ministeri succedutisi dal 1886 in poi largheggiarono di parole promettenti, e perciò fu riposta fiducia nelle loro continue assicurazioni:

«Allorchè ebbi, la prima volta, l’onore di essere nominato Sindaco di Firenze — dichiarò il capo del Comune — trovai già la questione a tal punto, e il R. Governo così impegnato coll’Amministrazione Corsini, che credetti in buona fede la cosa oramai assicurata. Il Ghetto era stato ceduto per la costruzione del nuovo Palazzo; il Governo aveva fatto eseguire dall’Ing. Mansueti il progetto relativo; veduto il progetto si ritenne che l’area fosse troppo angusta per contenere la Biblioteca Nazionale centrale nel suo progressivo sviluppo, e il Consiglio allora convenne di sostituire al Ghetto l’area del Centro, e tutti vedono con quanti danni e quante perdite dell’Amministrazione, danni e perdite che io molto mi rimprovero, perchè sento in certo modo di essere responsabile della troppo buona fede con la quale mi sono appagato dalle parole e degli affidamenti del Governo.»

E così manifestava infine la gravità dello stato delle cose:

«Pel lungo tempo trascorso fra tanti affidamenti del Governo, io mi trovo con la Giunta in un grave impaccio di fronte al Consiglio ed alla cittadinanza, perchè, come io diceva poco fa, pare quasi che da parte mia non si sia fatto quello che si doveva fare, o sia mancata l’autorità che occorre a chi è capo di una Amministrazione come è quella di Firenze, per persuadere il Governo a mantenere gl’impegni assunti.»

Laonde accennati altri esempi nei quali era apparsa la noncuranza del Governo per questa città, concludeva dicendo che aveva giudicato opportuno dimettersi, e che