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la Giunta, solidale con lui, aveva essa pure rassegnato le proprie rinuncie.

Primo dei consiglieri a prendere la parola fu l'on. Principe don Tommaso Corsini, il quale disse:

«Giungendo stamane in Firenze, ho sentito con grande sorpresa e con vivissimo dispiacere l'annunzio della lettera inviata dal Presidente del Consiglio dei Ministri al nostro Sindaco; l'ho sentila anche con grandissima sorpresa, perchè testimone, come sono stato, per lungo tempo, degli affidamenti e delle speranze date alla città, e non da ora, ma da 13 o 14 anni, da che furono iniziate coteste trattative, cioè fino da quando avevo l’onore di reggere l’ufficio di Sindaco, fino d’allora, dico, il Governo accolse le proposte che furono fatte per la Biblioteca, e inviò un architetto a studiare la questione, e furono fatti diversi progetti, poi cambiati, perchè i primi non si trovavano sufficienti; e ne venne tutto quell’andamento di cose che è inutile stare a ripetere, perchè tutti i consiglieri lo conoscono al pari di me.

«Sono rimasto anche sorpreso, perchè conosco bene, come conoscete voi tutti, le premure vivissime che il Sindaco e la Giunta hanno sempre fatto per condurre avanti questo affare. Perciò io intendo benissimo il sentimento che, in seguito a quest’ultima risposta del Presidente del Consiglio, ha ispirato la risoluzione gravissima che il Sindaco ha adesso annunciato, e che ha mosso pure la Giunta ad unirsi a lui in questa risoluzione.»

Soggiungeva il chiarissimo uomo che qualora il Sindaco e la Giunta non ritirassero le dimissioni, l’intero Consiglio avrebbe dovuto associarvisi, come atto di solidarietà, per il modo in cui, dopo tanti studi, tanti allettamenti, si sarebbe ora voluto troncare ogni trattativa col Comune. Tuttavia egli reputava che sarebbe stato inopportuno, per gli affari della città, provocare una crisi municipale.

Concludeva pertanto col proporre un ordine del giorno esprimente rammarico per le ultime, imprevedute comunicazioni del Governo, e invitante il Sindaco