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e la Giunta a recedere dalla loro determinazione ed a proporre tutto quanto sembrasse loro utile affinchè non si disperdessero, con immenso danno degli studi, i sacrifici gravissimi fatti dal Comune.

Seguiva un discorso dell’on. consigliere dott. Gaetano Malenotti, il quale aderiva all’ordine del giorno Corsini.

L’on. consigliere avv. Giovanni Rosadi affermò che «un’aura di piena e simpatica solidarietà» doveva sorgere nella questione agitata, di fronte alla mossa del Sindaco e della Giunta che avevano interpretato, egli disse, dignitosamente ed energicamente, l’interesse e la dignità del Comune fiorentino. Esprimeva quindi il timore che l’invito a desistere dalle dimissioni rendesse «frustraneo un atto nobilissimo di energia e disdegno», e domandava che, invece di dichiarare inopportune le dimissioni, il Consiglio affermasse concordemente di essere convinto che «l’atto della Giunta e del Sindaco fu una protesta nobilissima contro un modo di procedere che, quand’anche tale non si fosse voluto, era, volere o non volere, una capitis diminutio dell’autorità e della influenza di un’importante Amministrazione, quale è l’Amministrazione comunale fiorentina.»

L’on. consigliere Piccioli-Poggiali affermò che l’atto della Giunta doveva trovare «piena adesione e pieno assentimento nel Consiglio,» e propose che nell’ordine del giorno fosse energicamente significato il rammarico del Consiglio comunale e il suo divisamento di far seguire le proprie dimissioni a quelle del Sindaco e della Giunta.

L’on. consigliere senatore Barsanti fece osservare che nell’ordine del giorno Corsini si esprimevano abbastanza chiaramente la meraviglia e il rammarico del Consiglio.