Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/137

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Descritte le Pievi del quartiere di là dell’acqua, nelle quali non cresce vino, conviene retrocedere a quelle di questo prodotto.

Dambel Pieve con chiesa parrocchiale confina colle Pievi di Sarnonico, Romeno, e S. Zeno, un ponte di muro sopra il torrente Novella la separa da quella di Revò, e con la Villetta di Savrì formano l’intiera Pieve, onde essa è la più picciola delle Valli. Li prodotti del grano sono analoghi a quelli delle confinanti Pievi, produce vino, ma non già del migliore, eccettuate alcune colline, generalmente è cattivo. Ha boschi; ma le montagne maggiori sono lontane. La sua campagna in proporzione della popolazione è vasta; ma manca di fieno; onde nell’anno 1803 si pensò di fare un acquedotto prendendo l’acqua da un rivo di Fondo per inaffiare quelle campagne. Questo acquedotto fu a spese pubbliche anche eseguito con il costo di fiorini quattromila all’incirca: giova sperare, che aumentandosi li prati, meglio si coltiverà la campagna, e che questa Villa possa rigenerare.

Verso la metà del passato secolo successe un fatto, che sono di quelli assai rari, dove si scorge una manifesta violazione della pace pubblica accennata nella Storia.

Giacopo Tapparelli di Celentino Pieve di Ossana ad ogni costo voleva in isposa Antonia Barbera vedova de Plawen e figlia del nobile Giovanni Pietro Genetti di Dambel. Unitosi con Vigilio Ruffini detto Carretton di Pellizzano, e presi altri masnadieri, li 22 di Novembre dell’anno 1732 rapì la vedova, la quale col suo genitore si ritrovava in Sibenaich1 nell’Attesino, tralasciando altre circostanze per brevità. Dopo aver errato per diversi luoghi si arrese il Tapparelli a dimetterla, e fu condotta in Trento, e arrivatavi li 13 Dicembre fu dall’eccelsa Superiorità collocata nel convento delle Orsoline. Siccome poi non potè convenirsi nè colla vedova, nè con il suo genitore, risolvette di prendere colla forza il Genetti ritornato in Dambel. A quest’effetto sulla riviera di Salò unì buon numero di manigoldi muniti con ogni sorta d’armi, e li 13 Marzo dell’anno 1733 lo eseguì. Sforzate le porte della casa, e fatto bottino di 48 carline, e di 50 zecchini con altri danari, e mobili, obbligò il Genetti, con lasciare la moglie e la famiglia nell’estrema desolazione ed afflizione, a salire sul proprio cavallo; e prendendo2 la strada della Val di Sole per la Valcamonica condusse lo sgraziato e vecchio Genetti nell’Agnellina, ove, come appare da documento originale, li 23 Marzo di questo anno si ritrovava detento. Che trattamento abbia egli sofferto è facile il giudicarlo. Governava la chiesa trentina Domenico Antonio de’ Conti di Thunn, il quale punto non trascurò con tutto l’impegno possibile di avere nelle

  1. Picciola Villa, ove il Genetti a quel tempo aveva un riguardevole stabile, situata tra Bolzano e Terla, rinomata unicamente per l’eccellente vino che ivi cresce.
  2. Passando per Revò tutta questa funesta comitiva consisteva in 27 persone.