Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/90

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parli diversamente per bocca del padre di Scipione il grande:

Qual freno a libertà, l’animo abborre
Ogni laccio, e de' vincoli temuti
Sdegna l’impaccio; e sì della presente
Vita lo stringe amor, che sol desia
Quaggiuso aver la sua dimora eterna.

E ben dicesti; purchè recassi a tuo profitto ciò che ad altri insegnavi. Non so per altro nasconderti, siccome nel tuo discorso v’abbia una parola, che a te sembra forse di tutta umiltà, ed a me sommamente arrogante.

P. — Ben mi duole se ciò è; io mi richiamo alla coscienza, reggitrice com'è dei fatti e dei detti, che non profferii alcuna superba parola.

A. — Il deprimere gli altri, anzi che esaltare sè stessi oltre il dovere, è molto brutta superbia. Ed io amerei che magnificando altrui, te sovra tutti glorificassi, piuttosto che, dopo esserti posto sotto i piedi ogni persona, ritrarre da ciò appunto argomento a vestire molto orgogliosamente l’usbergo della umiltà.

P. — Sia pur così, giacchè il vuoi. Io non costumo levare a cielo nè me nè altri. Bensì l'esperienza, e ben me ne incresce, mi fa