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come uno dei depositari dei segreti del conte di Cavour — che li portò tutti nella tomba! Non importa: depositario o no, il signor Minghetti aspira agli affari stranieri ed al titolo di marchese. I conti cominciarono a diventar troppo numerosi. E mi assicurano i suoi elettori di Bologna, e le ballerine del Teatro Regio, ch’egli studia ora il greco ed il turco, onde non far passare i suoi segreti sugli affari ottomani a traverso di un dragomanno. Egli ha in serbo del nuovo. Negli uffici, l’onorevole ex-ministro spande a josa la luce della sua sperienza sulle giovani capacità. E’ forma degli uomini di Stato. Ah! perchè non apparteniamo anche noi all’ufficio del signor Minghetti! Ci raccomanderemo a Massari, nel prossimo sorteggio.

Il signor Minghetti sarà certamente ministro dì nuovo. Egli ha fatto conservare il suo uniforme nella canfora, onde strapparlo alla stupida voracità del tempo e delle tarle. Noi ne parliamo dunque con riguardo — perocchè noi rispettiamo sempre l’autorità ed il suo prestigio. Questa volta però, l’onorevole vice-presidente si guarderà bene di ritornare con delle regioni — e riprenderà gli sproni e lo scudiscio — sagrificati ingratamente al dolore della caduta. Minghetti aspira adesso alle legioni, come più popolari. Noi gli auguriamo un presto arrivo. L’Europa lo attende; i begli spiriti e le miss di Argyle Room lo sollecitano.

L’altro ministro cospicuo del Consiglio, a causa del suo posto, è il generale Fanti, il quale accampa sul portafogli della guerra.

Fanti rivenne dalla guerra di Spagna capitano