Pagina:Petruccelli - I moribondi.djvu/78

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certo, se sa talora resistere alle simpatie. Gli si rimproverano, in una parola, numerosi torti, e gravi e funesti, che io non m’incarico nè di assolvere nè di contestare. Però non gli si tiene conto di un merito supremo.

Il generale Lamarmora aveva organizzato un magnifico esercito piemontese: il general Fanti ha creato l’esercito italiano. Egli gli ha dato lo stampo, lo spirito di corpo, l’orgoglio, la coscienza del suo valore; lo ha preparato alla vittoria. Perocchè vincere, gli è conoscersi.

Fanti non osa, perchè egli vuol essere sicuro di ciò che fa. È uomo di principii: è convinto. Poi è uomo onesto, come tutti gli uomini di Stato del Piemonte, del resto. È la sua mancanza di audacia che lo fa sembrare testardo, e che risveglia intorno a lui tanti odii e tanta collera. Fanti è il solo che osasse resistere al conte di Cavour. Il re non lo ama ma lo stima.

Il general Fanti ha lasciato anch’esso il portafogli per ritornare alle delizie dell'in disponibilità presso del Ministero. Si assicura ch’egli lasciasse le cose della guerra in grave scompiglio, anzi in completo disordine. Io diffido di questi rumori. Il generale Fanti ha dei nemici implacabili — l’esercito dei volontarii — ingrati! e l’ex-esercito dei Borboni — ingiusti! Con ciò, fosse anch’egli un Carnet, ve lo si darà irremissibilmente come un imbecille. Il general Fanti, rientrato in Senato, vi fa la sua siesta, attendendo il ritorno del sorriso della fortuna — la guerra ed il portafogli.

Per il momento, il suo posto è occupato da