Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/315

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tenere quella rivelazione. Io ho promesso la mia vita. Vostra Maestà mi comprenderà se io esigo una promessa.

— Andiamo. Vediamo codeste condizioni.

— D’altronde, se V. M. trova che il segreto non ha l’importanza cui mi hanno assicurato valesse, V. M. può ritirare la sua promessa.

— Dite dunque, alla fine.

— Sire, voi farete mettere immediatamente in libertà mio fratello, poi, come egli è un santo e dotto prete, lo nominerete vescovo.

Il re guardò il principe di Schwartezmberg, che abbassò gli sguardi sotto il rimprovero degli occhi reali; poi soggiunse di voce sorda:

— Ti hanno fatta una lezione bene audace, quella giovane!

Bambina, che per fortuna non comprendeva nulla alla gradazione degli sguardi, dell’accento, della parola del re, non lasciò presa alla sua dimanda.

— Sire, rispose ella, se V. M. mi rifiuta queste due grazie, io mi taccio. Non ottenendo nulla e non rivelando nulla, io non sono più a nulla tenuta, ed arriverà ciò che la volontà di Dio vorrà. Io vi parlo come a Dio stesso. Io ho detto ad un uomo: l’anima per l’onore! Non usando della sua anima, mi riscatto di mie promesse.

Il re non rispose e si ritirò lentamente nel contiguo gabinetto ove era di già entrato prima.

— Va a pregare di nuovo, brontolò il principe. Io vi comprendo alla fine, signorina, ma le vostre domande sono esagerate.