Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/296

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— La tua provvidenza mi servì troppo, compare! rispose il conte.

— La non ne fa che di queste! osservò un’altra voce.

“Ritornai solo coi miei asini a Sorrento e dissi ai miei ospiti che avevo lasciata Cecilia presso i miei amici. L’indomani ritornai a Napoli. Mi sentivo più leggero, ma orribilmente triste. Mi sarei fatto trappista, se avessi avuto settant’anni. Incontrai pochi giorni dopo Fuina e gli raccontai la disgrazia di mia moglie. Quel miserabile spione sorrise e mi disse di star in guardia, perchè il mare è traditore e talvolta rivela i secreti che gli si confidano.

— Difatti, soggiunse il Fuina, abbiamo ricevuto questa mattina un rapporto del giudice di Massa, sopra un cadavere sfigurato e schiacciato dalla marea contro gli scogli, che i pescatori hanno raccolto sulla spiaggia e portato in città. Si procede al riconoscimento di quel cadavere.

“Io non risposi, ma il cuore mi si strinse. Avevo un presentimento violento. Quella donna aveva il carattere così mal fatto che io la credevo capace di vendicarsi anche dopo morta. Non m’ingannavo. Delle persone di Sorrento espressero l’avviso dell’identità del cadavere con mia moglie. Il giudice di istruzione segnalò al prefetto di polizia questa rivelazione. Un mandato d’arresto fu lanciato tosto contro di me, per precauzione. La polizia, non guadagnando nulla dagli assassinii, non tentennava.

“La notte seguente io dormiva in una miserabile locanda, detta Fontana dei Serpi, nel più