Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/272

Da Wikisource.

X.

Il duca di Balbek.

Il duca di Balbek era guardia del corpo.

Un servizio reso a due sovrani ne aveva fatto un diplomatico.

La condiscendenza di un ministro, suo parente, si era prestata a far destinare questo diplomatico all’ambasciata di Parigi.

Il favore e la compiacenza avevan potuto conferire la funzione, ma non crear l’uomo.

A quell’epoca, re Comodo era in delicatezza con la Rivoluzione di luglio.

Di tutti i principi, quegli che meno conosceva la Francia era quel re. Quegli che la conosceva peggio, era il suo ministro — il quale l’aveva vista ai più bei tempi della luna di mele di madama de Cayla.

Re e ministro s’immaginavano una Francia, in cui le Maintenon e le Pompadour menavano ancora gli affari, il governo, il re; bistrattavano i suoi consiglieri e davano del tu alla politica.

Essi facevano questo sorite mirobolante: a Parigi, la donna è regina; quale che siasi la sua condizione, però, ella à un signore. Ammesso l’aforismo che: fœmina quid quid est propter uterum est, il padrone che mena la donna mena per conseguenza la Francia. Se mandiamo dunque colà un bel giovane, suddito di S. M. Comodo V, che s’impadronisca dello spirito di quelle regine che regnano e governano, S. M. Comodo V sarà di fatto re di Francia.

Esaltati da questa logica, re Comodo V ed il principe di Celle videro nella nomina del duca di Balbek all’ambasciata di Parigi, non solo il prezzo di un servizio reso, ma un atto di eccellente politica.

Il duca di Balbek si recò dunque alla Corte delle Tuileries con la missione di fare della diplomazia di alcova;